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Sale a 11 il numero dei palestinesi uccisi a Jenin

Rabbia dell'Anp: 'Crimine di guerra'. In tremila lasciano il campo profughi

Redazione Ansa

E' salito a 11 il numero dei palestinesi uccisi nell'attacco dell'esercito israeliano a Jenin in Cisgiordania che è ancora in corso. Lo ha fatto sapere il ministero della sanità palestinese che parla del ritrovamento "di un corpo" in città di cui "ancora non si conosce l'identità". La stessa fonte ha riferito di oltre 100 feriti, 20 dei quali in modo grave. Confermata anche l'uscita dal campo profughi di 3000 persone (18 mila circa gli abitanti) mentre l'esercito israeliano ha negato con forza di aver ordinato ai residenti l'abbandono del luogo ed ha definito la notizia "senza basi".

Il presidente Abu Mazen (Mahmoud Abbas) ha chiesto all'Onu e alla comunità internazionale "di intervenire con urgenza per costringere Israele a fermare l'evacuazione degli abitanti" del campo profughi di Jenin. "Un crimine" - ha aggiunto Abu Mazen che in nottata ha presieduto una riunione della leadership palestinese - che si "aggiunge ai crimini dell'occupazione". E' stato inoltre deciso "di fermare tutti i contatti e gli incontri con Israele e di continuare a interrompere il coordinamento della sicurezza".

Circa 3.000 palestinesi hanno lasciato il campo profughi di Jenin dopo l'operazione militare israeliana. Lo rende noto un funzionario palestinese. "Sono circa 3.000 le persone che hanno lasciato il campo finora", ha dichiarato il vice governatore di Jenin, Kamal Abu al-Roub, aggiungendo che si stavano prendendo accordi per ospitarle in scuole e altri rifugi nella città di Jenin. Juliette Touma, portavoce dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha confermato che i residenti del campo stavano lasciando le loro case.

Israele ha lanciato a Jenin la maggiore operazione militare su larga scala da almeno 20 anni in Cisgiordania. Un attacco via aria e via terra "contro i focolai del terrore" - come ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant - che ha causato l'uccisione di 8 palestinesi e il ferimento di altri 80, tra cui almeno 17 gravi, secondo un primo bilancio che appare però ancora provvisorio. "Un nuovo crimine di guerra", ha tuonato Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu Mazen, compiuto dal "governo di occupazione israeliano" contro "il nostro popolo indifeso". Lo stesso Abu Mazen, mentre Hamas e la Jihad islamica minacciano vendetta, ha convocato una riunione urgente dell'Autorità nazionale palestinese e Giordania ed Egitto hanno condannato il raid israeliano. L'operazione - che secondo l'esercito non è ancora finita e che gli analisti ritengono possa prolungarsi di altre 24 ore ed oltre - è cominciata nella notte tra domenica e lunedì quando velivoli israeliani hanno preso di mira "un centro operativo di comando unificato" nel campo profughi della città che serviva, secondo la versione dell'esercito, anche come nascondiglio di armi e esplosivi oltre che come "hub di coordinamento e comunicazione tra i terroristi". Quasi in contemporanea nel campo profughi sono entrati via terra almeno mille soldati e sono cominciati gli scontri con i miliziani. Obiettivo delle truppe - ha spiegato il portavoce militare - è stato quello di requisire armi e scoprire depositi segreti nel campo profughi: bulldozer hanno raschiato le strade nel timore che fossero stati piazzati ordigni esplosivi. In parti della città è stata interrotta l'erogazione della corrente elettrica. Durante la giornata altri scontri a fuoco si sono verificati attorno alla moschea del campo profughi dove "si erano asserragliati uomini armati" e dove sono state scoperte due cavità "con esplosivi, armi ed equipaggiamento militare", ha detto il portavoce militare, aggiungendo che "un velivolo ha colpito nei pressi per rimuovere la minaccia". La stessa fonte ha poi spiegato che è stato rinvenuto in un'altra parte del campo profughi "un laboratorio per la produzione di esplosivi con centinaia di ordigni già pronti all'uso". In tutto sono stati circa 300 gli ordigni esplosivi fatti brillare. L'attacco a Jenin sarebbe stato programmato dieci giorni fa dopo l'uccisione di 4 israeliani in Cisgiordania ma anche dopo l'ordigno esplosivo piazzato lo scorso 19 giugno sotto un veicolo militare israeliano nella stessa Jenin e il lancio di due razzi dalla Cisgiordania verso Israele (sebbene ricaduti in territorio palestinese). Un'escalation vista in Israele con preoccupazione. La Wafa ha reso noti i nomi dei palestinesi uccisi: Samih Firas Abu al-Wafa, (20 anni), Hossam Abu Diba (18), Ahmad al-amar (21), Aws al-Hanoun (18), Nour Eddin Husam Marshoud (16), Mohammad Ashami (23), Ali al-Joul (17) e Majdi al-Ararawi (17). Secondo i media, diversi di questi sono stati identificati come membri dei gruppi armati della città anche se non ci sono state finora conferme ufficiali né della Jihad né di altre fazioni. Israele ha fatto sapere di aver avvisato prima dell'attacco a Jenin sia gli Usa sia la stessa Anp, che in città ha un debolissimo controllo della situazione. Tuttavia la presidenza palestinese ha denunciato che così "la sicurezza e la stabilità non saranno raggiunte nella regione". "Il popolo palestinese - ha aggiunto - non si inginocchierà, non si arrenderà, non alzerà bandiera bianca e rimarrà saldo sulla propria terra di fronte a questa brutale aggressione, fino a quando l'occupazione non sarà sconfitta e la libertà non sarà raggiunta". Poi ha esortato "la comunità internazionale a rompere il suo vergognoso silenzio e ad agire seriamente per costringere Israele a fermare l'aggressione".

   

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