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Odessa manda via le donne e i bambini

I treni partono tra le sirene, 'ora siamo noi nel mirino'

Odessa manda via le donne e i bambini

Redazione Ansa

 Quando alle 20.39 il primo dei due treni per l'evacuazione dei civili di Odessa lascia la stazione in città risuonano le sirene antiaeree e chi non è salito sul treno si infila rapidamente in cantina. I treni di evacuazione vengono messi a disposizione di donne e bambini da Ukrzaliznycja, le ferrovie dello stato ucraino, e partono a ridosso del coprifuoco per farli viaggiare protetti dal buio. Si può salire senza biglietto, direzione Romania o Moldavia.
    Il secondo piano della stazione stazione nel frattempo è stato adibito a dormitorio per chi arriva dalle città dell'est, sulle scale una cucina da campo distribuisce dei pacchi alimentari a chi aspetta il treno che lo porterà in Europa. Fino ad oggi a partire erano i rifugiati in transito da Odessa in arrivo dalle zone occupate, ma ora invece a fare le valige sono gli abitanti della città portuale, stremati dalle notti nei rifugi.
    Sui treni c'è chi viaggia leggero, Alex, 36 anni meccanico di Chernomorske, appena fuori Odessa, parte con un solo zaino da campeggio, dice che starà via solo una settimana o due, "entro maggio questa situazione secondo me dovrebbe essere più chiara, io ho lasciato casa in ordine, se i russi si verranno a prendere anche la mia lavatrice, che se la prendano, sembra che ne abbiamo più bisogno di noi" scherza annuendo ai video dei saccheggi di elettrodomestici da parte delle truppe russe nei villaggi dell'est.
    Passeggiando sulla promenade che porta alla spiaggia di Arkadia, Dmytro, studente di economia di 23, anni racconta all'ANSA: "I bar e i ristoranti di questa strada sono un 'eldorado' per studenti, con l'inizio della stagione estiva noi in genere arrotondiamo facendo i camerieri o i baristi. Ora passeggiando qui mi viene solo da pensare a tutti i miei amici che l'estate scorsa lavoravano qui e che questa stagione invece la faranno da qualche parte in Europa, si potesse ancora partire credo che e me ne andrei pure io".
    Lidiya Ambarnikova, ex campionessa nazionale giovanile di tennis invece ha scelto di non partire, la notte del 24 febbraio mentre le bombe russe iniziavano a volare sul Paese Ambarnikova era in sala parto all'ospedale civile di Odessa. "Nessuno mi ha detto cosa stesse accadendo ma ho capito subito che qualcosa stesse andando storto e ho avuto paura che si trattasse del bambino", spiega la tennista. "Quando poi sono uscita dall'ospedale ho scoperto che i miei genitori erano partiti per la Polonia ed io sono stata messa davanti alla scelta di abbandonare mio marito da solo, dopo che aveva visto suo figlio solo per un giorno. Ma ho scelto di restare, non darò a questa guerra il potere di distruggere la mia famiglia", conclude la tennista.
    Sui social il sindaco di Odessa, Gennady Trukhanov, taglia corto "Se vogliamo la pace, meglio se ci prepariamo alla guerra". "Ogni giorno, ad ogni missile sparato sulla nostra città, cresce la rabbia tra gli abitanti di Odessa. Vediamo con quanta brutalità trattano il nostro popolo, la popolazione civile, i nostri bambini e il nostro Paese, sappiamo che saremo presto chiamati a difenderci", conclude il sindaco nella sua diretta social. (ANSA).
   

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