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Ucraina: partorisce a Roma, 'qui la mia seconda casa'

Jaroslav è nato al Pertini il 16 marzo, il padre è in Ucraina

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Redazione Ansa

 Jaroslav è nato all'ospedale Pertini di Roma il 16 marzo, è il primo neonato ucraino venuto alla luce a Roma dopo l'invasione russa. La sua mamma Olena con l'altra figlia Sofia, 7 anni, e la nonna, sono scappate dalle bombe e ora sono ospiti di Vira, cugina del papà dei bambini, trasferitasi in Italia. Lei è infermiera, specializzata nell'assistenza ai piccoli malati di Sla e suo marito, italiano, è un pediatra.
    "Siamo fuggiti da una città vicino Kiev - racconta Olena, che in Ucraina lavorava in una scuola - lasciando lì mio marito, mio padre e molti amici. Ho affrontato il viaggio mentre ero incinta alla quarantesima settimana, non è stato facile". Oggi Olena sta bene, anche se la paura e la preoccupazione per i giorni di guerra vissuti in patria ancora si fanno sentire. Il neonato invece è tranquillissimo. "Fortunatamente il piccolo Jaroslav dorme e mangia senza problemi - spiega la mamma -. Mio marito mi ha ringraziato per aver partorito un maschietto e mi ha detto che ci aspetta. Al telefono era molto emozionato, ma allo stesso tempo era estremamente dispiaciuto per non aver potuto vivere con me questi momenti. Mi ha detto: 'Io ti aspetto a casa, perché sono sicuro che andrà tutto bene, sia a voi che a noi, e che ci rivedremo molto presto'. Era tranquillo". Olena lo è di meno, non riesce a trattenere le lacrime quando racconta che Sofia, la figlia più grande, ricorda ancora con paura il rumore delle bombe e fa spesso incubi terribili. "Ho cercato di spiegarle che siamo dovuti andare via per salvare la sua vita e quella di suo fratello che non era ancora nato, ma lei non riesce a capire perché il padre non è potuto venire con noi", dice accarezzando i capelli della bambina che si nasconde tra le sue braccia.
    "Ho deciso di aiutarli non solo perché sono miei parenti - dice invece Vira, la cugina 'romana' di Olena -. Aiutare il mio popolo in un momento come questo, per me è un dovere morale.
    Sono qui in Italia e non posso aiutare materialmente al fronte.
    Da qui cerco di fare il possibile, e non solo ospitando chi fugge: cerco di raccogliere aiuti umanitari da inviare in Ucraina, oltre a farmaci e beni di prima necessità. Quando ho scritto su un gruppo di quartiere, su Facebook, che stavo cercando vestiti e generi di prima necessità per i miei nipotini è partita una catena umanitaria, sono stata inondata di messaggi, cose, offerte di aiuto".
    "Ringrazio tutti, non potevo credere all'accoglienza che ho ricevuto qui in Italia - conclude Olena -, Roma ora è la mia seconda casa".

 

Storia di Olena, madre del primo bimbo ucraino nato a Roma dopo la fuga



   

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