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L'appello dei vescovi Ue a Kirill

Parolin, "c'è sempre una soluzione. La Santa Sede disposta a fare tutto"

Redazione Ansa

 Le sue parole di sostegno 'morale' alla guerra in Ucraina, che a suo avviso aiuterebbero a respingere le derive peccaminose e anti-cristiane simboleggiate dal Gay Pride, non fermano il 'pressing' ecumenico sul patriarca ortodosso Kirill affinché eserciti la sua influenza su Vladimir Putin e contribuisca a fermare il conflitto.
    Una lettera è stata inviata al patriarca di Mosca e di tutte le Russie dal presidente dei vescovi Ue, cardinale Jean-Claude Hollerich, che "condividendo i sentimenti di angoscia e preoccupazione di papa Francesco", "implora" Kirill "con spirito di fraternità: per favore, rivolga un urgente appello alle autorità russe affinché fermino immediatamente le ostilità contro il popolo ucraino e mostrino buona volontà per cercare una soluzione diplomatica al conflitto, basata sul dialogo, il buon senso e il rispetto del diritto internazionale, consentendo al contempo corridoi umanitari sicuri e accesso illimitato all'assistenza umanitaria".
    L''arcivescovo del Lussemburgo e presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea) scrive che "con il cuore spezzato, ascoltiamo le voci dei nostri fratelli e sorelle che soffrono per la follia della guerra in Ucraina, le cui orribili conseguenze sono davanti ai nostri occhi". Poiché gli attacchi violenti "colpiscono ogni giorno l'Ucraina e il suo popolo con maggiore forza, la necessità di assistenza umanitaria cresce drammaticamente di ora in ora, mentre gli sforzi diplomatici sono rimasti finora infruttuosi.
    Inoltre, poiché le parole e le azioni continuano a crescere, non può essere esclusa la possibilità di un conflitto europeo più ampio o addirittura globale con conseguenze catastrofiche", sottolinea il card. Hollerich, tra le personalità ecclesiali oggi più vicine al Papa.
    "In questi momenti bui per l'umanità, accompagnati da intensi sentimenti di disperazione e paura, molti guardano a lei, Santità, come qualcuno che potrebbe portare un segno di speranza per una soluzione pacifica a questo conflitto - è l'accorato appello di Hollerich -. Nel 2016 ha deplorato insieme a Sua Santità Papa Francesco 'l'ostilità in Ucraina che ha già causato molte vittime, inflitto innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una profonda crisi economica e umanitaria', sollecitando un'azione volta a costruire la pace e la solidarietà. Per favore, non lasci che quelle potenti parole vadano invano". "Preghiamo e facciamo tutto il possibile per aiutare a porre fine a questa guerra senza senso, affinché la riconciliazione e la pace possano abitare di nuovo nel continente europeo", conclude il cardinale.
    Intanto, mentre la prestigiosa Facoltà di Teologia dell'Università di Friburgo, in Svizzera, sospende il metropolita Hilarion, direttore del Dipartimento delle relazioni esterne ecclesiastiche del Patriarcato di Mosca, dalla posizione di professore ordinario per il suo silenzio di fronte all'aggressione russa in Ucraina, il cardinale Pietro Parolin, che ieri ha deprecato il bombardamento dell'ospedale pediatrico a Mariupol e detto che "le parole di Kirill non favoriscono e non promuovono una intesa, anzi rischiano di accendere ancora di più gli animi e di andare verso una escalation", torna oggi sull'argomento.
    "Bisogna fermare la guerra, c'è sempre una soluzione", dice al Sir, a margine di una conferenza. "La Santa Sede è disposta disposta fare di tutto per fermare la guerra", ribadisce il porporato confermando il ruolo di mediazione della Santa Sede nel conflitto in Ucraina: "Sappiamo che ci sono altri tentativi di mediazione: non vogliamo interferire, ma bisogna fare di tutto per fermare la guerra, che non sembra affatto finire, anzi sta mostrando un volto sempre più crudele". "E' fondamentale arrivare a bloccare la guerra - l'appello di Parolin - e avviare negoziazioni che permettano di trovare soluzioni".
    "Una soluzione c'è sempre - la tesi del segretario di Stato vaticano - se c'è la buona volontà delle parti e la disponibilità a compiere dei compromessi. Bisogna saper rinunciare anche a qualcosa di importante, se si vuole veramente arrivare al traguardo della pace". 
   

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