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Da Krusciov-Kennedy a Putin-Trump, scintille e intese

I vertici tra America e Russia che hanno segnato la storia

3 giugno 1961, il presidente americano Kennedy a colloquio con il presidente sovietico Krusciov, a Vienna (foto jfklibrary.org)

Redazione Ansa

L'incontro di Ginevra tra Vladimir Putin e Joe Biden si svolge in un momento di grande tensione tra Russia e Usa, dopo decenni di relazioni scandite da fasi di scontro e altre di maggiore comprensione. Così come i vertici tra i leader della Casa Bianca e quelli del Cremlino che hanno inevitabilmente seguito questo andamento, segnando a volte intese storiche.

Sul finire della Seconda guerra mondiale, i leader di Urss, Usa e Gran Bretagna si vedono a Yalta e a Potsdam. Inizia così la spartizione del mondo in due blocchi dopo la sconfitta del nazismo. Una cortina di ferro cala sull'Europa e per 14 anni i leader di Mosca e Washington non si incontrano. Bisogna aspettare il 1959 perché Krusciov diventi il primo segretario del Pcus a recarsi in Usa. A giugno 1961, Krusciov incontra Kennedy a Vienna. A dominare i colloqui è la situazione a Berlino, dove la Germania Est non è in grado di fermare l'esodo verso Ovest. Da lì a poco sarà eretto il Muro e inizierà la crisi dei missili di Cuba, che farà temere un conflitto armato tra le due superpotenze. I rapporti Urss-Usa restano difficili anche negli anni successivi ma tra il 1970 e il 1974 Nixon e Brezhnev si vedono due volte a Mosca e una a Washington e concordano due intese per limitare le testate nucleari.

Con l'ascesa al potere del padre della perestrojka, Gorbaciov, comincia un periodo di distensione e si mette gradualmente fine alla Guerra Fredda. Gorbaciov e Reagan rompono il ghiaccio nel 1985 proprio a Ginevra, dove oggi si incontreranno Putin e Biden. Storico è il summit di Reykjavik del 1986, che pone alcune basi per futuri accordi sul disarmo nucleare. L'Urss però crolla pochi anni dopo e negli anni '90 Eltsin è il presidente di una neonata Federazione Russa economicamente instabile. Nel loro primo incontro, nel 1993 a Vancouver, Eltsin e Bill Clinton rilasciano una dichiarazione congiunta sulla promozione della democrazia. Ma il 31 dicembre del 1999 Eltsin consegna le chiavi del Cremlino a Putin, il cui potere presto diventa quasi illimitato e di certo poco democratico.

George W. Bush parla con l'ex ufficiale del Kgb in Slovenia nel 2001: "L'ho guardato negli occhi e ho visto la sua anima", dice, definendo Putin "un uomo diretto, che ispira fiducia". I rapporti tra Russia e Usa si fanno però sempre più freddi. Obama inizialmente cerca di instaurare un dialogo con l'allora presidente Medvedev e nel 2009 la segretaria di Stato Usa Hillary Clinton incontra il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov portando con sé un pulsante rosso con la scritta 'Reset'.

Non cambia però molto e nel 2014 l'annessione russa della Crimea e la guerra in Ucraina fanno sprofondare ancora di più le relazioni tra Mosca e Occidente. La Russia viene anche accusata d'interferenze per favorire Trump alle presidenziali del 2016.

In un summit a Helsinki con Putin nel 2018 è però lo stesso Trump a difendere di fatto il Cremlino contraddicendo la propria intelligence, salvo poi dire di essere stato frainteso. Con Biden presidente, Putin pare aver trovato un interlocutore più tosto alla Casa Bianca.  

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