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La Farnesina convoca l'ambasciatrice birmana, basta violenza

'Solidarietà ai manifestanti, liberare subito Aung San Suu Kyi'

Redazione Ansa

L'ambasciatrice della Birmania Hmway Hmway Khyne è stata convocata alla Farnesina per chiedere - si legge in una nota - che "le autorità militari pongano termine immediatamente a tutte le azioni di violenta repressione delle proteste democratiche". All'ambasciatrice è stata espressa "piena solidarietà dell'Italia nei confronti di tutti coloro che manifestano pacificamente". L'Italia ha ribadito la "ferma condanna" del golpe, la richiesta di "immediato rilascio" di Aung San Suu Kyi. Sottolineata anche "l'illegittimità della decisione dei militari di annullare le elezioni di novembre".

Le nuove uccisioni di manifestanti in Birmania rappresentano un'escalation: lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki nel briefing quotidiano con la stampa, annunciando che gli Usa stanno preparando ulteriori punizioni contro i responsabili del recente colpo di stato.

Intanto altre due accuse farsesche contro Aung San Suu Kyi, poche ore dopo il giorno più sanguinoso della repressione delle proteste anti-golpe in Birmania. La prima apparizione pubblica della Signora, a un mese esatto dal colpo di Stato che ha deposto il suo governo, conferma come i militari intendano continuare a soffocare qualsiasi forma di dissenso, mentre nelle città del Paese le manifestazioni continuano anche dopo gli almeno 18 morti di ieri. Suu Kyi, 75 anni, è apparsa in videoconferenza al processo nella capitale Naypyidaw. L'hanno potuta vedere solo i suoi avvocati, a cui dal giorno del suo arresto non è mai stato concesso di visitarla. "Sembra essere in buona salute", ha comunicato uno dei suoi legali. Nel frattempo, però, alle due accuse già annunciate nelle scorse settimane - importazione illegale di walkie talkie e violazione delle disposizioni di sicurezza relative al coronavirus - se ne sono aggiunte altre due: violazione delle legge sulla comunicazione e incitamento al disordine pubblico. La prossima udienza è prevista il 15 marzo: se per i primi due reati la condanna massima è di tre anni, non è chiaro quale sia la pena per i nuovi capi di imputazione. In ogni caso, se condannata, è molto improbabile che al premio Nobel per la Pace sarà concesso di ricandidarsi a elezioni.

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