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A Parigi ristoranti nei mercati per sopravvivere alla crisi

Oltre 160 stand messi a disposizione dal comune. La Fipe: 'Per i locali è essenziale riaprire'

Redazione Ansa

 I mercati rionali di Parigi aprono le porte ai ristoranti in crisi. E' l'iniziativa lanciata nella capitale francese per sviluppare l'asporto e renderlo più accessibile ai clienti. Si chiama "Place aux restos! (Spazio ai ristoranti!) e parte con la proposta a proprietari e gestori di ristoranti chiusi da mesi di investire in 161 stand messi a disposizione dal comune di Parigi e posizionati in 50 mercati in tutti i quartieri della capitale. Il tutto nel rispetto dei protocolli sanitari previsti dalle misure contro il Covid-19.
    Per tutte le informazioni basta andare sul sito del comune di Parigi. Sono ammessi i ristoratori indipendenti, escludendo quindi le grandi catene, che avranno a disposizione spazi espositivi pagando una piccola quota. La maggioranza degli stand, un centinaio, sono dotati di acqua corrente ed elettricità e saranno operativi dai prossimi giorni.

"Tutto quello che può aiutare, gli spazi aperti ora che arriva la buona stagione è benvenuto, ma la vera cosa che aiuta è il programma di vaccinazione e una consapevolezza maggiore che la ristorazione non può essere l'unica a pagare il costo di questa pandemia". A dirlo il direttore generale Fipe-Confcommercio Roberto Calugi interpellato sull'iniziativa lanciata a Parigi di spazi nei mercati rionali per i ristoratori per sviluppare l'asporto. "Quello che servirebbe - sottolinea - sarebbe riaprire in sicurezza, senza trasformare la questione in un derby tra sicurezza ed economia: puntiamo a riaprire le attività chiuse da 170 giorni, in alcune zone si fa fatica a capire perché sia tutto aperto tranne la ristorazione". In attesa delle riaperture i ristoratori hanno avanzato alcune richieste in vista del prossimo decreto Ristori, che vanno dal calcolo delle perdite su base annuale agli aiuti per gli affitti, fino ad allungare a 15 anni la restituzione anche per i prestiti fino a 800mila euro perché "la liquidità servirà per la ripartenza". Quanto alla proposta parigina, Calugi osserva che "il problema vero è che l'asporto nella ristorazione italiana non è facilissimo per la complessità, varietà e delicatezza dei piatti. La pasta, ad esempio, fa più fatica anche se ci sono sperimentazioni interessanti. L'asporto comunque fatica, si adatta molto bene a una certa tipologia di cucina come quella etnica ma fa più fatica a imporsi nel panorama italiano, a maggior ragione nelle piccole cittadine".
   

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