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Gb: faida a Downing St., Cummings via a Natale

E' il potente super consigliere di Johnson e guru del referendum pro Brexit

Dominic Cummings

Redazione Ansa

Dominic Cummings, potente super consigliere di Boris Johnson e già guru del referendum pro Brexit nel 2016, si appresta a lasciare il suo ruolo di eminenza grigia di Downing Street "entro Natale". Lo anticipa la Bbc, citando una fonte interna allo staff del primo ministro conservatore britannico.

L'indiscrezione arriva dopo l'esplosione dello scontro di potere tra fazioni interne all'entourage del premier sfociata ieri nelle dimissioni del direttore della comunicazione del governo, Lee Cain, un fedelissimo di Cummings avversato fra gli altri dall'ambiziosa fidanzata e futura terza moglie di Johnson, Carrie Symonds.

"Dominic salterà fuori" da Downing Street prima di essere costretto a farlo, ha poi confermato all'emittente pubblica britannica un'altra fonte bene introdotta nelle dinamiche della struttura di potere che circonda il primo ministro. Mentre Cummings in persona, in un colloquio avuto a tarda sera con la political editor della Bbc, Laura Kuenssberg, ha smentito come "inventate" le voci secondo cui egli avrebbe minacciato le dimissioni in risposta a quelle a cui era stato costretto Lee Cain; ma ha anche richiamato quanto scrisse sul proprio blog nel gennaio scorso: quando fece sapere di voler rendere il proprio ruolo "fondamentalmente superfluo" per la fine del 2020.

L'addio annunciato del 48enne Cummings - paragonato dalle voci critiche a una sorta di Rasputin o anche a Steve Bannon, ex controverso consigliere di riferimento di Donald Trump - è secondo i media la conseguenza non solo del braccio di ferro con Carie Symonds su chi debba avere l'influenza decisiva su Johnson, ma pure di un mutato atteggiamento del premier: che, stando alle tante gole profonde anonime di queste ore, dopo averlo difeso anche dalle accuse della violazione delle regole del lockdown anti Covid nella primavera scorsa, si sarebbe convinto ormai di non poter ricavare che danni in questa fase di emergenza dal suo atteggiamento eccessivamente divisivo.

Con Cummings dovrebbe in ogni modo perdere peso il grosso del clan di veterani della piattaforma Vote Leave, motore della vittoriosa campagna per l'addio all'Ue di cui Domniic fu il sulfureo stratega (e Johnson il portabandiera) al tempo del referendum sulla Brexit di oltre 4 anni fa.

La vicenda continua peraltro a generare malumori in una parte del gruppo Tory in Parlamento, dove riprendono fiato persino le indiscrezioni secondo cui alla fine a cadere potrebbe essere il medesimo primo ministro: specialmente se nei prossimi mesi la crisi legata al coronavirus e al dopo Brexit dovesse diventare uno tsunami e se il Partito conservatore andasse incontro a una scoppola alle tornata di elezioni amministrative del maggio 2021 che vedrà il rinnovo di poltrone chiave come quella di sindaco di Londra. 
   

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