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Coronavirus: New York riapre, Bolsonaro censura i dati del Brasile

I contagi superano la soglia dei 6,9 milioni, 400mila morti nel mondo

Redazione Ansa

Il coronavirus ha già ucciso almeno 400 mila persone in tutto il mondo mentre i casi di contagio sono ormai 7 milioni. Di questi 2 milioni riguardano solo gli Stati Uniti che però, come il resto del pianeta, provano a ripartire. A cominciare da New York che dopo oltre due mesi - era il 22 marzo quando scattò il lockdown - ha annunciato da lunedì la riapertura delle attività, inaugurando quella che viene definita la 'Fase 1' del dopo pandemia. E mentre il mondo teme ondate di ritorno, con molti timori legati anche agli assembramenti e alle manifestazioni da un angolo all'altro del pianeta per la morte di George Floyd, le curve in molti Paesi continuano a far paura. Prima di tutte quella del Brasile, il focolaio dell'America Latina, che continua a registrare migliaia di nuovi casi al giorno con una gestione della crisi del suo presidente molto controversa. Come dimostra anche l'ultima mossa di Jair Bolsonaro che ha deciso nel week end di non pubblicare più i dati complessivi sull'andamento del Covid-19, innescando nuove polemiche.

Nonostante alcuni Paesi o città siano stati costretti a ristringere le maglie per nuovi focolai come il caso di Tokyo che, dopo Seul, ha annunciato una stretta per un nuovo allarme-contagio nei locali notturni, la 'Grande Mela' da domani prova a tornare ad una pseudo-normalità. New York è stata l'epicentro americano che ha pagato un tributo gravoso al Covid-19 con 211 mila casi e 21 mila morti ma ora la situazione - è stata la valutazione del sindaco, Bill De Blasio - è rientrata nei parametri. Dei 400 mila morti nel mondo, la metà circa è ancora nella sola Europa, che piano piano riapre dopo mesi di lockdown, a mano a mano che la curva dei contagi scende un po' in tutto il continente. In controtendenza con il resto d'Europa continua a essere la Russia, che registra 8.984 nuovi casi in 24 ore per un totale di 467.673 casi, che ne fanno il terzo Paese al mondo, dopo Stati Uniti e Brasile, per contagi. E registra 5.859 morti.

La curva della pandemia non accenna a diminuire, e preoccupa, anche in America Latina. Il Brasile paga l'atteggiamento 'negazionista' di Bolsonaro, che nei giorni scorsi, sulla falsariga di Donald Trump, ha accusato l'Oms di approccio "ideologico" minacciando di uscire dall'organizzazione delle Nazioni Unite, e in poche settimane è arrivato - a quota 33.846 decessi e 234.801 casi, che ne fanno il terzo Paese più colpito al mondo dopo Stati Uniti e Regno Unito. E ha smesso di pubblicare i dati complessivi su vittime e contagi, limitandosi nei suoi bollettini a registrare solo gli aggiornamenti delle ultime 24 ore. Un atteggiamento bollato dalle critiche come "tentativo autoritario, insensibile, disumano e antietico di rendere invisibili i morti di Covid-19". In tutta l'America latina, definita recentemente dall'Oms il nuovo "epicentro" della pandemia, si contano quasi 64.000 decessi e 1,2 milioni contagi.

Il Brasile è seguito dal Perù (191.758 e 5.301) e dal Cile (127.745 e 1.541), con almeno altri 9 Paesi che superano i 5.000 morti, compresi Argentina e Messico. In Asia, l'India scala rapidamente le classifiche dei Paesi più colpiti, con oltre 240.000 casi accertati e almeno 6.700, ma che si teme siano la punta di un iceberg ben più sostanziale in un Paese così densamente popolato e fragile dal punto di vista delle strutture sanitarie. In forte ascesa l'Arabia Saudita, con oltre 3 mila nuovi contagi in 24 e con i casi accertati che hanno superato i 100mila. L'Africa, pur nella scarsità di mezzi e e di possibilità di monitoraggio, resta ancorata a circa 5.000 morti ufficiali e 184.000 casi.

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