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Libia: arrivati 8 jet russi da Haftar

Bashagha, 'decollati da una base in Siria, ora sono nell'est'

Haftar

Redazione Ansa

Dopo due sconfitte, il generale Khalifa Haftar ha fatto preannunciare in maniera forse troppo enfatica "la più grande campagna aerea della storia libica", che verrà condotta anche con otto aerei fatti arrivare da una base russa in Siria: visto il dislocamento di uomini e armamenti turchi e uditi i moniti subito lanciati da Ankara, si tratta di un avvitamento che preoccupa. Dichiaratamente anche Usa e Italia. "State per vedere nelle prossime ore la più vasta campagna aerea nella storia della Libia, per colpire interessi turchi e forze del governo di Tripoli in tutte le città libiche", ha annunciato Saqr al-Jaroushi, capo dell'Aviazione di Haftar. E' quantomeno controverso che l'operazione possa superare i raid aerei Nato del 2011 avviati dalla Francia nel marzo di quell'anno aprendo la crisi libica che continua a peggiorare e che da oltre un anno è connotata dal vano attacco-assedio di Haftar a Tripoli in cui è impiantato il governo del premier Fayez al-Sarraj.

L'uomo forte della Cirenaica, dopo aver perso la costa fra Tripoli e la Tunisia ad aprile, lunedì scorso ha dovuto abbandonare la strategica base aerea di al-Watiya. E' un fatto però che il ministro dell'Interno dell'esecutivo libico, Fathi Bashagha, ha rivelato che sei caccia Mig-29 e due cacciabombardieri Sukhoi-24 decollati da una base russa in Siria sono ora nell'est della Libia, dove impera Haftar. Sul trasferimento starebbero già indagando esperti Onu. Assieme all'annuncio di Jaroushi e alla rivelazione di Bashagha, è arrivato l'avvertimento di Ankara: "In caso di attacchi contro gli interessi turchi in Libia, le conseguenze sarebbero molto pesanti e le forze del golpista Haftar sarebbero considerate obiettivi legittimi", ha affermato il ministero degli Esteri turco.

In un colloquio telefonico, il ministro Luigi Di Maio e il segretario di Stato Usa Mike Pompeo - oltre che di coronavirus - hanno discusso soprattutto di Libia, ribadendo la loro preoccupazione per l'intensificarsi delle ostilità. I capi delle due diplomazie hanno ribadito pure la necessità sia di una tregua umanitaria immediata, sia della cessazione delle interferenze straniere.

Il clima è così teso che - in uno schizofrenico gioco delle parti - subito i ministri degli Esteri di Russia e Turchia, Serghiei Lavrov e Mevlut Cavusoglu, si sono espressi a favore di un cessate il fuoco immediato e della ripresa "di un processo politico sotto l'egida dell'Onu".

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