Europa

La Chiesa ortodossa ucraina indipendente, ira di Mosca

Cerimonia solenne a Istanbul con il patriarca Bartolomeo

Redazione Ansa

Nella cattedrale di San Giorgio a Istanbul, sotto gli occhi del presidente ucraino Petro Poroshenko, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo verga con la sua firma il 'tomos' che concede l'indipendenza ('autocefalia', nel gergo ecclesiastico) alla Chiesa Ortodossa di Kiev da quella di Mosca. Con una cerimonia solenne, il capo spirituale dell'Ortodossia - riconosciuto dagli altri patriarchi come 'primus inter pares', primo tra eguali - affranca ufficialmente la Chiesa ucraina dopo oltre tre secoli di assoggettamento. Per Poroshenko, è un nuovo importante passo verso la "decolonizzazione" dalla Russia. Domani, alla vigilia del Natale ortodosso locale, porterà in patria lo storico documento per i festeggiamenti ufficiali, sperando che la mossa lo aiuti anche a recuperare consenso in vista delle elezioni presidenziali del 31 marzo. Ma l'ira di Mosca è funesta e la minaccia di uno scisma appare da oggi più concreta. A guidare la nuova Chiesa ucraina sarà il 39enne metropolita Epifanio, eletto primate il mese scorso dopo il via libera annunciato a ottobre dal patriarcato di Costantinopoli. "Un sacro dono di emancipazione, indipendenza e auto-governo" che rende Kiev "libera da ogni influenza e intervento esterni", l'ha definito Bartolomeo, ringraziato da Poroshenko per "il coraggio nel prendere questa storica decisione" malgrado le pressioni russe. Ma restano forti preoccupazioni per gli sviluppi in Ucraina, dove sono circa 12 mila le chiese legate finora al patriarcato di Mosca. La svolta di Istanbul giunge mentre le tensioni con la Russia hanno raggiunto nuovi picchi con il sequestro a novembre delle navi ucraine nello stretto di Kerch, dopo l'annessione della Crimea nel 2014 e il conflitto mai sopito nel Donbass. Da mesi la Chiesa di Mosca - la più potente al mondo con circa 150 milioni di fedeli - attacca duramente la decisione di Bartolomeo e il patriarca Kirill, strenuo sostenitore di Vladimir Putin, ha già deciso di tagliare i ponti con Costantinopoli. "Consideriamo queste come azioni anti-canoniche", che "non porteranno nulla all'Ucraina se non problemi, separazione e peccato", ha avvisato nuovamente oggi Vasily Anisimov, portavoce della chiesa ucraina ancora fedele al patriarcato di Mosca. Per la contromossa russa, sembra solo questione di tempo.
   

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