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Prima visita del governo italiano al Cairo nel dopo-Regeni

Sottosegretario Amendola, 'anche l'Egitto vuole la verità'

Egitto: la commemorazione 75/o battaglia El Alamein

Redazione Ansa

(di Rodolfo Calò) 

IL CAIRO - Dopo il ritorno degli ambasciatori al Cairo e a Roma, c'è stata ora anche la prima visita di un esponente del governo italiano in Egitto dopo il caso Giulio Regeni: l'ha compiuta per tre giorni il Sottosegretario agli Affari esteri Vincenzo Amendola.
    Che ha ribadito, ancora una volta, la volontà italiana di avere "verità" sul caso del giovane ricercatore friulano torturato e ucciso. Trovando nella controparte - ha sottolineato - una "eguale" volontà di far luce su questo efferato e oscuro crimine.
    In quella che lo stesso Amendola ha definito definito "la prima" visita in Egitto "di un esponente del governo" italiano compiuta "proprio a sostegno del lavoro dell'ambasciatore" Giampaolo Cantini, il sottosegretario sabato ha rappresentato l'Italia alle celebrazioni per il 75/o anniversario di El Alamein, una battaglia-chiave della Seconda guerra mondiale combattuta ad ovest di Alessandria dove ha incontrato il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukri. Nelle ultime ore Amendola ha avuto al Cairo consultazioni politiche presso il ministero degli Esteri egiziano e, a al termine, ha sottolineato: "Noi chiediamo verità per Giulio Regeni. Vogliamo che coloro che l'hanno torturato e ucciso vadano in tribunale" per ricevere "condanne adeguate".
    Anche se finora la collaborazione egiziana nelle indagini è apparsa insufficiente al punto da innescare la crisi diplomatica dell'aprile dell'anno scorso, Amendola ha riscontrato che la "risposta" è che anche "l'Egitto vuole avere eguale verità": insomma che c'è un "eguale bisogno" di far luce sul crimine. Il sottosegretario al Cairo ha confermato la "volontà italiana di continuare a a sostenere la cooperazione giudiziaria" fra le procure dei due paesi. Una collaborazione che deve essere "continuata, regolare e progressiva", ha sottolineato più volte avvertendo che già "nelle prossime ore" si verificherà se "scadenze" relative ad un alcuni atti delle indagine saranno rispettate.
    Incalzato da un giornalista a pronunciarsi su un'altra questione-chiave dei rapporti italo-egiziani - la crisi in Libia - il sottosegretario ha detto di aver riscontrato che "tra Italia ed Egitto la cooperazione politica per far sì che in Libia si arrivi alla stabilità è un'esigenza comune e molto sentita". E, con implicito ma chiaro riferimento ad Haftar e alle sua minacce ormai di vecchia data di prendere Tripoli con la forza, ha confermato che anche l'Egitto concorda come "non ci sia un'alternativa alla soluzione politica in Libia" perseguita sotto l'egida dell'Onu: una formula che vale anche per altre crisi regionali come Siria e Yemen. (ANSA).
   

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