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Lo strazio dei genitori nella scuola maledetta

Almeno 32 i bambini morti. Volontario: 'Lì dentro c'è il dolore'

Terremoto in Messico

Redazione Ansa

Il volto dell'orrore del terremoto è racchiuso nella scuola 'Enrique Rebsamen', dove si è consumata una strage di innocenti: 32 bambini e quattro adulti sono rimasti intrappolati nel crollo del palazzo di sette piani. Fuori dall'edificio c'è la disperazione di decine di genitori, alcuni di loro sono lì fin da ieri.
    "Là dentro il dolore affiora dappertutto. La gente piange, i papà e le mamme dei bambini si abbracciano tra di loro. Alcuni dei genitori stanno lavorando insieme ai soccorritori, ma solo nelle aree dove non ci sono rischi di crolli", racconta all'ANSA senza nascondere la propria stanchezza Javier Ortonez, uno dei volontari, da ore sul posto. "Sia i miei compagni sia i soccorritori hanno però proibito ai genitori di avvicinarsi proprio nel timore di nuovi cedimenti", aggiunge Javier guardando la scuola (primaria, secondaria e asilo) che si trovava in una palazzina del quartiere Coapa nelle strade 'Rancho Tamboero' e 'Calzada de las Brujas'. Fino a ieri alle 13.14, il momento della mega-scossa, aveva tre piani. Poco più in là c'è Hector: "Sono qui per un amico, Jesus Guitierrez, lavorava nella scuola. Di lui non sappiamo niente da ieri", dice senza aggiungere altro. Accanto alla scuola, vicino all'edificio di sette piani 'Prados Coapa' due donne piangono sedute su una panca: "Ci hanno chiesto di sloggiare per ragioni di sicurezza, abbiamo perso tutto". L'area è stata recintata, sia per facilitare i soccorsi sia per prudenza a causa degli edifici pericolanti. Ogni tanto, fin da ieri, scattano quelli che ormai i media chiamano i 'pugni del silenzio': il gesto fatto dai soccorritori per poter ascoltare qualsiasi suono che indichi un segnale di vita sotto le tonnellate di macerie. Nel pomeriggio i soccorritori hanno per esempio chiesto cinque minuti di fila di silenzio assoluto, ritenendo di aver ascoltato delle voci di superstiti. "E' vero, guardare queste scene, soprattutto i genitori, è uno strazio ma è altrettanto vero che la speranza non muore mai. Soprattutto se penso ai bambini", afferma un altro soccorritore mentre si allontana verso un punto dove la gente del quartiere, e non solo, ha raccolto viveri, acqua, vestiti, lanterne, alimenti, alcool, guanti chirurgici e altri prodotti sanitari.
    Tutto intorno è un formicaio: a metà mattinata da uno degli ingressi sono entrate tre grandi macchine per rimuovere i detriti, ma la gente porta anche tende, ghiaccio, assi di legno, cibo. "Sul posto sono giunti da poco psicologi per aiutare i genitori, oltre a medici e pediatri", spiega Andres Vallejo, un poliziotto.
    A raccontare alla tv messicana il terrore vissuto è stato uno dei bambini che si è salvato. "Pensavo fosse un brutto sogno, non ce la facevo a credere che stesse davvero succedendo", ha detto il piccolo Rodrigo Heredia. "Appena ho sentito che tutto si muoveva ho cercato di scendere al pianoterra, ma ho avvertito qualcosa di molto grosso che cadeva e ho visto una colonna di fumo", ha proseguito Rodrigo. "Arrivati sul posto l'uscita era bloccata, abbiamo dovuto scalare un muro, credo un mio amico sia riuscito a salvarsi saltando da una finestra che dava sulla strada. Non sono ancora riuscito ad accettare quello che è successo: per me tutto questo continua a sembrare un incubo".
   

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