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Iraq: 'Isis quasi sconfitta ma attenti'

Esperti a Forum ANSA-Ce.S.I, 'nuovi jihadisti, occhio ai social'

Redazione Ansa

   L'Isis è stata praticamente sconfitta militarmente in Iraq, ma non per questo la questione del terrorismo islamico è stata completamente risolta nel paese e nell'area mediorientale. Occorre mantenere la pressione perché spuntano nuove generazioni di jihadisti pronti ad infiltrarsi nella società irachena - sfruttando povertà ed ignoranza anche attraverso i social sui quali si muovono con molta destrezza - mentre i cosiddetti 'foreign fighter' tornano a casa pronti a nuove azioni devastanti in Europa. Sono queste in sintesi le conclusioni cui sono giunti i partecipati al Forum 'La situazione attuale in Iraq e nell'area del Medio Oriente allargato', organizzato dall'ANSA e dal Centro Studi Internazionali (Ce.S.I). Hanno preso la parola una serie di esperti iracheni ed italiani: il direttore degli affari politici del ministero degli esteri di Baghdad Haider al-Barak, il direttore del centro studi strategici dell'università di Kerbala Khaled Olewiwi Jiad, Massimo Artini, vicepresidente della commissione Difesa della Camera, Lucio Malan, esponente della commissione Esteri del Senato. Il dibattito è stato moderato dal vicedirettore dell'ANSA Stefano Polli.

   Sull'imminente referendum per l'indipendenza che i curdi iracheni intendono organizzare contrario il mondo intero o quasi, al-Barak ha ricordato che la Costituzione irachena non riconosce "il diritto all' autodeterminazione", ma "siamo un paese multietnico in cui tutti sono eguali nei diritti". Baghdad, comunque vada, aggiunge, "non condurrà nessuna azione coercitiva contro i curdi", con i quali "siamo disposti a trattare". Sulla Turchia, contrarissima al referendum temendo un contagio in casa, il diplomatico riconosce che Ankara "si muove secondo i suoi stessi interessi, come anche l'Iran", ma saremo "certamente i primi ad intervenire per difendere i curdi, per difendere i nostri confini". Se necessario. Jiad ha detto che l'Iraq è in fase di guarigione: una città come Kerbala, la culla degli sciiti, è ormai multietnica, ma la possibilità che l'Isis si diffonda "rappresenta un pericolo per tutti", vista "la povertà, la disoccupazione e le tentazioni estremistiche". Ma, conclude l'esperto, c'è la consapevolezza in Iraq che "la convivenza è meglio del conflitto". Nel trarre le conclusioni del dibattito, Polli ha detto che l'Iraq multietnico può "diventare il laboratorio per una nuova convivenza", nel rispetto dei diritti di tutte le minoranze.

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