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Per Hamon è profondo rosso, la sfida di un uomo solo PROFILO

Candidato socialista scaricato da (quasi) tutti i compagni

Redazione Ansa

Per Benoit Hamon è profondo rosso. Scaricato dall'ala riformista del partito socialista passata con Emmanuel Macron (En Marche!) e dai militanti che hanno ceduto alle sirene del tribuno della gauche alternativa, Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise), il candidato socialista non è mai stato cosi' solo. In un disperato tentativo di convincere ha recentemente inviato una lettera ai connazionali e mercoledì 19 si giocherà le sue ultime carte in un comizio in Place de la République, ma c'è poco da sperare. Gli ultimi sondaggi lo danno sotto alla soglia simbolica del 10% e in molti chiedono che si ritiri dalla corsa. "Chi di fronda ferisce, di fronda perisce": l'ex ministro dell'Istruzione ha giocato a lungo contro il governo e la maggioranza, dal 2014 è stato uno dei capi dei "frondeurs", l'incubo interno di François Hollande, tanto da eclissare l'opposizione di centrodestra. E adesso che avrebbe bisogno di un partito compatto, in tanti lo hanno scaricato, dai "macronisti'', ai "melenchonisti". Un mese fa lui tentò di convincere il leader di France Insoumise a correre al suo fianco, l'altro gli ha risposto picche: scommessa vinta, ora Mélenchon lo stacca di almeno dieci punti nei sondaggi. Lo smacco più grande è arrivato da Manuel Valls, l'ex premier che aveva sconfitto alle primarie di gennaio e che, contrariamente alle promesse, gli ha voltato le spalle schierandosi con Macron. 

"Democrazia umiliata", tuonò lui, che si impose nel voto interno con il 58% delle preferenze contro il 41% di Valls. Ora il partito socialista è allo sbando e le possibilità di superare il primo turno sono un sogno pressoché irrealizzabile. Fin dall'inizio, il cinquantenne bretone diplomato in storia, col pallino di Bernie Sanders, ha puntato sul reddito universale.

Unico neo: il suo progetto non è pensato per vincere il 7 maggio, e forse nemmeno nel 2022. E' stato lui stesso ad immaginare un percorso molto graduale, senz'altro più di cinque anni, prima di arrivare alla promessa del reddito per tutti.

Valls l'aveva accusato di essere il "candidato dei "sogni irrealizzabili" e delle "tasse", ma lui si difese parlando di patrimoniale e "tassa sui robot". Nella sua visione, grazie al reddito universale finanziato dalle macchine, i cittadini sceglieranno di lavorare part-time. E' l'abbandono del "mito della crescita" e della propensione al consumo come indice di salute economica della società. Come corollario, ecologia al centro della politica, rottamazione di tutti i veicoli diesel entro il 2025, un mondo migliore per i figli, più probabilmente per i nipoti. Ad Hamon viene riconosciuto il merito di aver contribuito al "dibattito delle idee" in una campagna segnata da invettive politiche e scandali giudiziari, da François Fillon (Les Républicains) a Marine Le Pen (Front National), ma il suo "progetto - commenta un osservatore in tv - arriva con dieci anni di anticipo: troppo futuristico per rispondere alle preoccupazioni immediate dei francesi". 

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