Europa

Gb: donna espulsa anche se sposata con britannico da 27 anni

Famiglia lancia battaglia legale per il suo rientro

Un taxi di Londra 'black cab' ibrido

Redazione Ansa

C'è una Gran Bretagna che si straccia le vesti per i muri di Donald Trump. E ce n'è un'altra che minaccia di sbarrare i cancelli dall'oggi al domani a nuovi ingressi di cittadini Ue in 'esubero', senza neppure aspettare che la Brexit sia compiuta. O, peggio, che deporta - e il verbo questo volta va preso alla lettera - una donna sposata da 27 anni con suddito di Sua Maestà: colpevole d'essere irrimediabilmente straniera, originaria della lontana Singapore. Il caso, denunciato dal progressista Guardian, ma che finora non ha suscitato lo sdegno di massa riservato alle maniere forti del presidente Usa, e' frutto delle regole sempre più rigide introdotte in materia d'immigrazione sotto il segno di Theresa May: dapprima in veste di ministro dell'Interno dei governi a guida conservatrice di David Cameron; e ora da premier, in accoppiata con un'altra 'dama di ferro' sistemata al vertice dell'Home Office, Amber Rudd.

La vittima si chiama Irene Clennell, ha 53 anni, radici asiatiche e da oltre un quarto di secolo è sposata a un cittadino del Regno Unito. Sull'isola e' diventata anche madre di due figli e poi nonna. Ma essersi radicata in Inghilterra nel lontano 1988 non le e' servito a sfuggire all'ultimo giro di vite. E ai parenti, che non hanno grandi risorse, non resta adesso che affidarsi ad appelli e collette online per tentare un (costoso) ricorso legale. Stando alla ricostruzione del Guardian, l'espulsione e' stata spietata. La donna è stata prelevata senza preavviso nella sua abitazione a Durham, a nord-est di Londra, rinchiusa in un centro per immigrati e in ultimo accompagnata all'aeroporto per essere spedita verso Singapore: un rimpatrio verso una 'patria' che non era più sua da 27 anni. Ancora non è chiaro quali nuove regole abbia esattamente violato la sventurata: a quanto è dato sapere, nel 1992 l'era stato accordato un titolo di residenza 'permanente'. Ma avendo trascorso dal 2013 quasi 2 anni in Asia, pare che al ritorno le fosse stato invalidato il precedente permesso in cambio d'un diritto di soggiorno temporaneo. Tanto è bastato a una burocrazia stolida (o rigorosa, a seconda di come la si veda) per metterla alla fine alla porta. Spalancando un oceano fra lei e i figli. Fra lei e un marito operato di recente di cuore a cui dava assistenza. Fra lei e il suo mondo.

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