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Harraga, in viaggio con i migranti, senza documenti, 'bruciando le frontiere'

In mostra a Milano il reportage fotografico di Giulio Piscitelli

Mar Mediterraneo, aprile 2011. Oltre 100 migranti tunisini imbarcati dal porto di Zarzis attraversano lo stretto di Sicilia verso Lampedusa (Credit foto: Giulio Piscitelli - Contrasto)

Redazione Ansa

 Harraga è il termine con cui, in dialetto marocchino e algerino, si definisce il migrante che viaggia senza documenti che 'brucia le frontiere'. Ed è il nome della mostra che si inaugura giovedì 23 del fotografo napoletano Giulio Piscitelli, a Milano, presso le sale di Forma Meravigli. Un lavoro con cui ha vinto la 13esima edizione del Premio Amilcare G.Ponchielli, istituito dal GRIN (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale). 

Le fotografie esposte sono il frutto di un lungo progetto, iniziato nel 2010, che si articola in tre momenti fondamentali che corrispondono alle diverse fasi del reportage: dalle rotte africane verso l’Europa, passando per l’Italia e la Francia, fino ad arrivare alla rotta balcanica. Piscitelli ha vissuto e sperimentato in prima persona il viaggio dei migranti che tentano di raggiungere il suolo europeo, ha condiviso con loro lo sfinimento fisico e mentale. È salito lui stesso su uno di quei barconi, ormai tragicamente famosi, che portano i migranti dalla Tunisia alle coste italiane.

Un racconto per fotografie crudo ed empatico che va dalla documentazione delle enclave spagnole di Melilla, ai viaggi verso Lampedusa e la tragica realtà di sfruttamento di Castel Volturno e Rosarno, dall’attraversamento del deserto dei profughi del Corno d’Africa, ai siriani, iracheni e afghani che approdano sulle isole greche nella speranza di raggiungere l’Europa.

La mostra è accompagnata dal libro “Harraga. In viaggio bruciando le frontiere” edito da Contrasto.

Piscitelli (classe 1981), dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, si avvicina alla fotografia iniziando a collaborare con agenzie di news italiane e straniere. Dal 2010 lavora come freelance, realizzando reportage sull’attualità internazionale. I suoi lavori sono stati esposti al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, all’Angkor Photo Festival, al Visa pour l’Image, presso la War Photo Limited Gallery e la Hannemberg Gallery.

A partire dal 2010 si è concentrato sulla crisi migratoria in Europa, producendo il lavoro da cui è tratto Harraga; contemporaneamente ha esteso il suo interesse fotogiornalistico alle crisi internazionali, documentando il colpo di stato in Egitto, la guerra in Siria, Iraq e Ucraina.

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