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Donbass di nuovo in fiamme, scambio d'accuse Mosca-Kiev

Scontri e morti, 'crisi umanitaria'. Nato: 'Putin fermi ribelli'

Redazione Ansa

 La ferita mai cicatrizzata del Donbass torna a sanguinare e parte una girandola di accuse incrociate fra Kiev e Mosca. Il Cremlino ha infatti smentito seccamente che ci sia la Russia dietro la ripresa delle ostilità nell'area contesa dell'est dell'Ucraina e ha anzi chiesto a Kiev di "fermare le provocazioni". La recrudescenza degli scontri - oggi almeno due soldati ucraini sono morti e altri due sono rimasti feriti - ha allarmato sia l'Onu sia la Nato, che ha espressamente chiesto a Mosca di "usare la sua considerevole influenza sui separatisti per mettere fine alle violenze".
    Secondo Kiev, i fatti "parlano chiaro", sono le forze separatiste ad aver lanciato l'offensiva nella zona della città di Avdiivka ricorrendo, tra l'altro, all'uso di missili Grad.
    "Ma sono stati respinti dall'esercito ucraino". Il portavoce del presidente Vladimir Putin ha invece puntato il dito contro alcuni rappresentanti del ministero della Difesa ucraino, che avrebbero dichiarato come le unità militari ucraine stiano "in realtà avanzando". Dunque si tratta "di un'offensiva" in flagrante violazione "degli accordi di Minsk". Guerra di parole, oltre che di soldati. Sul tavolo l'eterna 'melina': chi non rispetta i patti e la tira in lungo per evitare di risolvere davvero la crisi? Yuri Ushakov, consigliere di Putin per gli Affari Esteri, non ha usato mezzi termini: "Ci appare chiaro - ha detto - che queste ultime provocazioni servono a testare il grado di reazione della nuova amministrazione americana".
    Kiev, insomma, starebbe spingendo sull'acceleratore per costringere Donald Trump a prendere posizione. E non a caso il Cremlino ha subito invocato "una ripresa immediata della cooperazione fra Usa e Russia" come elemento chiave per risolvere la grana ucraina una volta per tutte. Mosca è infatti convinta che Kiev voglia usare gli accordi di Minsk solo come "copertura" per esercitare in realtà "pressioni". Al di là delle strategie - il presidente Petro Poroshenko ha già messo in chiaro che l'Ucraina si difenderà "dall'aggressione" e che userà il suo mese di presidenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per avanzare la sua causa - resta da sbrogliare la situazione sul campo.
    A causa degli intensi combattimenti, denuncia l'Unicef, nella regione di Donetsk oltre 17.000 persone, compresi 2.500 bambini, stanno affrontando temperature rigide senza riscaldamento, elettricità o acqua. Il rischio è dunque che si profili anche un'emergenza umanitaria. L'ipotesi è stata ventilata ieri dalle stesse autorità ucraina per quanto poi oggi, in serata, il segretario del Consiglio di sicurezza ucraino, Oleksandr Turcinov, abbia minimizzato, escludendo la necessità di "evacuare Avdiivka", poiché si stanno ripristinando i servizi essenziali.(ANSA).
   

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