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In Israele clima di sconfitta, 'ha vinto l'Iran'

Netanyahu, ma senza di noi Teheran avrebbe già le armi nucleari

Redazione Ansa

(di Aldo Baquis) (ANSA) - TEL AVIV, 17 GEN - "La vittoria iraniana": con questo titolo il diffuso tabloid israeliano Yediot Ahronot ammette a tutta pagina il successo della politica degli ayatollah con la rimozione delle sanzioni e la sconfitta della politica di tenace opposizione ai loro progetti nucleari che per anni ha contraddistinto Benyamin Netanyahu. "In Iran si festeggia - conferma Israel ha-Yom, un giornale vicino al premier - e nel Medio Oriente c'è preoccupazione". Un titolo accompagnato da una vignetta di scherno che mostra il segretario di Stato Usa John Kerry genuflesso e sottomesso ai piedi del ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif. L'Occidente - viene affermato nei commenti di questi giornali - ha commesso un grave errore che, in prospettiva, mette in serio pericolo la sicurezza nazionale di Israele.
    Nella riunione odierna del consiglio dei ministri, Netanyahu ha trovato motivo di consolazione nella constatazione che "in assenza degli sforzi israeliani per le sanzioni sul programma nucleare iraniano, Teheran si sarebbe dotata di armi atomiche già molto tempo fa". Anche oggi, ha chiarito, Israele resta determinato ad impedire che l'Iran si doti di armi nucleari. Nei commenti traspare un atteggiamento di fatalismo. La rimozione delle sanzioni, argomenta un analista di Yediot Ahronot, "garantisce al regime di Teheran la forza necessaria per rinfocolare il conflitto fra sciiti e sunniti", per destabilizzare l'Arabia Saudita e altri Paesi della regione e per puntellare Bashar Assad in Siria. "Le potenze occidentali - secondo questo analista - hanno elargito all'Iran non solo legittimazione e un vento favorevole, ma gli hanno fornito anche i mezzi concreti per realizzare la sua visione distruttrice". Un'analisi in cui, in Israele, si riconoscono non solo i dirigenti del Likud, ma anche quelli dell'opposizione laburista.
    La sensazione diffusa da queste parti è che Obama, fra una monarchia declinante in Arabia Saudita e un Iran ricco di prospettive, abbia puntato sul secondo. Per le prospettive di un'intesa israelo-palestinese si tratta logicamente di un ulteriore passo indietro. Le maggiori disponbilità economiche dell'Iran gioveranno infatti a due suoi alleati regionali: gli Hezbollah libanesi e i palestinesi di Hamas. L'indebolimento del fronte regionale sunnita viene inoltre a scapito del presidente Abu Mazen, che ha nell'Egitto, nella Giordania e nell'Arabia Saudita i suoi puntelli principali.
    Nell'odierna seduta di governo, Netanyahu ha assicurato che Israele continuerà a vigilare sulla realizzazione degli accordi sul nucleare iraniano e che eventuali violazioni saranno rese note alla comunità internazionale. Per i prossimi anni, ritengono esperti locali, l'Iran starà alle regole del gioco fissate dalle grandi potenze. Ma una volta rilanciata l'economia del Paese - scommettono - Teheran cercherà di liberarsi da quei vincoli. Per Israele dunque è cominciato un conto alla rovescia in cui la maggiore comprensione viene non più dai tradizionali alleati occidentali, bensì dai Paesi sunniti del Vicino Oriente.(ANSA).
   

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