Medio Oriente

Israele: elezioni, Barack Omama freddo non chiama Netanyahu per congratularsi

Casa Bianca, avanti con soluzione due stati e accordo con Iran

Redazione Ansa

Il gelo con cui in queste ore la vittoria di Benjamin Netanyahu e' stata accolta alla Casa Bianca e' ben sintetizzato dalle parole del portavoce Josh Earnest: il segretario di stato John Kerry ha chiamato il leader del Likud per congratularsi. Il presidente no: "Lo farà nei prossimi giorni". Aspetta di vedere quale governo di coalizione sarà formato. Per Barack Obama l'ennesimo trionfo di Bibi e' difficile da mandar giù. Si tratta di un capolavoro per come sono stati sconfessati i sondaggi che davano il premier israeliano uscente per spacciato. Alla Casa Bianca ci si aspettava qualcosa di diverso, si sperava in una svolta alla guida di Israele in grado di rilanciare le relazioni tra i due alleati. E di rilanciare i progetti di Obama sulla pace in Medio Oriente e sullo storico accordo con l'Iran. Cosi' non e' stato. Ha vinto lo status quo e Obama non può che prenderne atto. E ora la scelta più difficile sta proprio a lui. Il presidente americano - osserva il New York Times - ha davanti a se' due strade: o fare l'ultimo tentativo per ricostruire il dialogo con Netanyahu, oppure darlo per definitivamente perso, proprio come accaduto con il leader russo Vladimir Putin. Il leader del Likud alla vigilia del voto e' stato chiaro: finche' ci sarà lui non nascerà alcuno stato palestinese: altro che "soluzione dei due stati" come vorrebbe la Casa Bianca. E finche' ci sarà lui ogni mezzo sarà lecito per evitare il rischio che l'Iran diventi una potenza nucleare. La risposta che arriva da Washington - al di la' della disponibilità a collaborare con chiunque governerà - e' altrettanto netta: "Valuteremo la strada da seguire per portare avanti il processo di pace in Medio Oriente", dice la Casa Bianca. "Ma si va avanti con la soluzione dei due stati, uno israeliano e uno palestinese", ha sottolineato la portavoce del Dipartimento di stato, Jennifer Psaki. Mentre sull'Iran "la vittoria di Netanyahu non avrà alcun impatto sui negoziati per raggiungere un accordo sul programma nucleare di Teheran". Insomma, altro che disgelo, come annota il Wall Street Journal. Quello che si profila e' un muro contro muro che rischia di logorare ancor di più le relazioni che gli Usa hanno con il loro principale alleato in Medio Oriente. E, a dimostrazione della freddezza dei rapporti, c'e anche la telefonata di Kerry a Bibi: "E' stata breve e semplice", taglia corto il Dipartimento di stato, "senza alcun accenno alle questioni di merito". Eppure, nonostante i rapporti tra Casa Bianca e Gerusalemme siano ai minimi storici, non cosi' si può dire del crescente sostegno che Israele continua a ricevere dagli Stati Uniti. Dati alla mano - secondo l'agenzia Bloomberg - l'assistenza militare americana e' salita nel 2014 al livello record di 3,1 miliardi di dollari. Proprio l'amministrazione Obama ha versato 2,9 miliardi di dollari per i programmi israeliani di difesa missilistica, compreso il sistema Iron Dome. Ma anche gli scambi commerciali con Israele nell'era Obama sono cresciuti a 38 miliardi di dollari, quasi un terzo in più rispetto al 2009.

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