Medio Oriente

Siria, a 4 anni dalla guerra: Save the Children lancia 'Segni indelebili'

Percorso multimediale con i disegni dei bambini siriani in transito nel nostro paese

Il disegno di un bambino siriano, che ha interpretato così la guerra nel suo Paese (da Save The Children)

Redazione Ansa

Un aereo sgancia delle bombe sulla città, tutta nera, ma il “corpo” dell’aereo è un sole giallo: i bambini tentano di dare una normalità alla guerra. Carri armati che sparano, eppure colorati: il desiderio della serenità oltre la violenza e la nostalgia della normalità.
Un bambino stilizzato e nero, con una macchia rossa, è a terra, sanguinante mentre un adulto pure nero e stilizzato gli punta un’arma: è la guerra vera, che semina morte e terrore.

Un terrore che diventa urlo rabbioso e deflagrante, rappresentato in un volto distorto e mostruoso, sormontato da corna: http://we.tl/CijchwStsK

Uno scivolo in un prato e sotto un cielo con un sole rosso e giallo, racconta il gioco quotidiano: ma i 3 bambini ai piedi dello scivolo sono neri e quello che sta scivolando pure è nero e sdraiato. Dietro il gioco il sentimento della morte.

Un mare pieno di onde e una esile barca, con tante figurine tutte uguali dentro l’imbarcazione e in acqua: il mare che non dà scampo e uccide. Ma anche una barca piena di bambini e “grandi”, che salutano e piangono (si vedono le lacrime sui visi), mentre in cielo brilla un sole ancora giallo e il mare è ondeggiato ma celeste: il dolore e insieme la speranza del viaggio.

E poi tante figure umane come quella di Uma, dagli squillanti colori e il disegno curatissimo e dettagliato ma grandi occhi fissi e spalancati: la paura e lo spavento cristallizzati in un gesto e in segno.

La speranza nel futuro e la riconoscenza per l’aiuto ricevuto si intravedono invece dietro le bellissime e grandi farfalle colorate dalla cui bocca scendono dei cuoricini rossi e dalla rappresentazione del mezzanino della Stazione di Milano, accanto a un antico monumento siriano.
Sono alcuni dei 500 disegni di bambini siriani raccolti dagli operatori di Save the Children a Milano, nel corso delle attività ludico-ricreative portate avanti da luglio 2014 al gennaio 2015 presso il mezzanino della Stazione Centrale per i minori siriani che con le famiglie permanevano all’interno del nodo ferroviario nell’attesa del collocamento nelle comunità d’accoglienza (si veda nota in calce), nei giorni di sosta a Milano, luogo di transito verso i paesi del Nord Europa.

Una selezione è visibile, da oggi, nel percorso multimediale “Segni indelebili. I bambini siriani disegnano la loro fuga”, insieme all’analisi dei disegni stessi di Vittoria Ardino, tra le maggiori esperte di stress post traumatico.
L’iniziativa è di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti, alla vigilia del triste anniversario dei 4 anni di guerra in Siria (domani, 15 marzo, ndr).

Oltre ai disegni il percorso offre testimonianze, documenti e dati sulla condizione del popolo siriano all’interno del Siria e sui profughi siriani in Giordania, Libano e Italia. L’iniziativa multimediale è di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti, alla vigilia del triste anniversario dei 4 anni di guerra in Siria.

Nel 2014 hanno raggiunto l’Italia via mare, oltre 42.300 siriani, fra cui quasi 11.000 bambini, spesso piccolissimi e per la gran parte con i genitori. Il gruppo di migranti più numeroso in arrivo nel nostro Paese, in fuga da una guerra sempre più sanguinaria.
“Sono bambini che oltre ad aver subito l’atrocità della guerra, hanno affrontato un viaggio estenuante subendo spesso ulteriore violenza. Bambini che hanno temuto di perdere la propria vita o quella dei propri cari molteplici volte, nel loro paese d’origine, nei paesi di transito, come la Libia, o nel Mediterraneo”, sottolinea Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children.
“I disegni liberi che questi bambini hanno realizzato mentre erano in transito in Italia sono un documento toccante dei loro vissuti e anche un monito a dare loro l’accoglienza e l’aiuto di cui massimamente hanno bisogno se non vogliamo che le ferite emotive della guerra li segnino per sempre. Sono poi un monito ancora più forte a non dimenticare i più vulnerabili fra i bambini siriani, cioè quei 5.600.000 ancora in Siria, esposti ad atroci sofferenze e violenze”, prosegue Raffaela MIlano.


I disegni sono stati organizzati in 5 sezioni – guerra, viaggio, contesti esperenziali, figure umane, simboli e analizzati in base alla metodologia di Koppitz (1984), con l’impiego di 30 ‘Indicatori emotivi’ per descrivere elementi nei disegni che sono più o meno tipici nei bambini. Obiettivo non è fornire un quadro sistematico dei sintomi post-traumatici, ma restituire spunti di riflessione sull’esperienza di questi bambini.
“I disegni raccontano quanto hanno vissuto i bambini, le loro fatiche emotive, ma anche il loro sguardo indietro alla terra d’origine, non sempre tracciata come luogo di crudeltà, ma come spazio di verde, acqua e serenità, come se fossero rimasti appesi al ‘prima’, nella speranza di ritornare come nulla avesse perturbato quell’armonia. I bambini hanno così comunicato le loro idee, ma anche i valori culturali della Siria in un percorso in cui i ricordi pre-conflitto, le scene dell’atrocità, e le speranze di pace e di sicurezza per il futuro si intersecano”, spiega Vittoria Ardino, Presidente SISST (Società Italiana per lo Studio dello Stress Traumatico), e Editor della Rivista International Journal of Multidisciplinary Trauma Studies.

Dai disegni emergono 3 problematiche:
• mancanza di stabilità, dovuta all’incertezza del contesto sociale di appartenenza insieme a un nostalgico desiderio di ritornare alla Siria che era;
• mancanza di accesso alla scuola: il grave problema dei bambini siriani che da molto tempo non hanno accesso all’educazione si evince dal fatto, sconcertante, che su più di 500 disegni studiati e analizzati non ci sono scene che rievochino il mondo della scuola nel vissuto dei bambini;
• ansia ed esposizione a eventi potenzialmente traumatizzanti: violenza assistita, la pressione della guerra, il viaggio.


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