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Hong Kong e "la rivoluzione degli ombrelli"

In piazza tra i manifestanti,"vogliamo democrazia e voto libero"

Redazione Ansa

HONG KONG, 29 SET - Decine di migliaia di persone si apprestano a passare una seconda notte nelle strade di Hong Kong per chiedere a Pechino di rispettare la promessa di instaurare gradualmente nell'ex colonia britannica un sistema politico pienamente democratico. Dopo il violento intervento di ieri, che ha provocato il ferimento di una quarantina di persone tra cui 12 poliziotti e 78 arresti, passo dopo passo i manifestanti hanno ripreso possesso delle strade e delle piazze di questa straordinaria città-stato, parte della Cina dal punto di vista amministrativo dal 1997 ma in realtà camera di compensazione e di gestazione di tutti gli affari più lucrosi e degli scambi culturali tra la Cina e il resto del mondo.

Lunedì il governo del territorio e il suo capo Chun-ying Leung sembrano spariti. La polizia ha lasciato il campo libero e la sera tra i manifestanti prevaleva un senso di allegria e di vittoria, probabilmente prematuro. Nell'atmosfera festiva - con mobilitazioni di mamme che hanno preparato panini, frutta e biscotti per i loro ragazzi, di anziani scettici fino a ieri che dichiarano il loro aperto sostegno ai giovani - quattro designer hanno gareggiato per creare un logo del movimento, che è stato chiamato "la rivoluzione degli ombrelli" in onore dello strumento che ha permesso ai manifestanti di difendersi sia dal sole cocente - le temperature sono ancora superiori ai 30 gradi, con l'umidità che li fa sentire come 35 - che dai lacrimogeni e dagli spray urticanti della polizia.

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"Siamo qui per la democrazia e il suffragio universale", dicono un ragazzo ed una ragazza, studenti del Politecnico, che come centinaia di altri giovani organizzano il servizio di rifornimenti dei protestatari. I giovani - appoggiati anche dalla Chiesa cattolica locale, il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, 82 anni, è in piazza con la gente - occupano una vasta parte dell'isola che va dal quartiere di Admirality, quello del governo e degli uffici "corporate", fino a quelli commerciali di Causeway Bay e di Wanchai.

Un serpente di giovani con le magliette nere con scritto "Occupy Central (il quartier centrale del business) with peace and love" che corre lungo tutto il lungomare. Dalla parte della baia, sulla penisola di Kowloon, il centro del movimento di rivolta è a Mongkok, sulla parte alta di Nathan Road, un'arteria vitale dell'ex colonia britannica battuta da legioni di turisti cinesi (e non solo). Anche qui giovani ma anche meno giovani come Simon Lau, un pensionato ultrasessantenne che con un altoparlante in mano si raccomanda ai manifestanti: "Se viene la polizia non combattetela, alzate le mani, andate via e raggruppatevi da un'altra parte".

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La linea dura di CY Leung - che secondo voci diffuse da circoli di dissidenti potrebbe perdere la poltrona insieme a Zhang Xiaoming, il responsabile dei rapporti tra Pechino e Hong Kong - è insomma stata controproducente e Hong Kong è stretta intorno ai suoi giovani che hanno innalzato con una settimana di scioperi e di proteste la bandiera della democrazia e della libertà. Da Pechino ha risposto la portavoce Hua Chunying, che ha ripetuto il mantra governativo secondo il quale le manifestazioni sono "azioni illegali che nocciono alla sicurezza pubblica e allo Stato di diritto".

I manifestanti chiedono che Pechino ritiri le limitazioni che ha deciso di imporre alle prossime elezioni del capo del governo della Speciale Regione Amministrativa (Sar) di Hong Kong, una creatura nata negli anni Ottanta da un compromesso tra l'allora leader cinese Deng Xiaoping e la premier britannica Margaret Thatcher per garantire un passaggio indolore della sovranità dalla Corona Britannica alla Cina. La richiesta rimane ed è fortemente dubbio che un licenziamento di Cy Leung e Zhang Xiaoming, due figure sicuramente impopolari, possa servire a riportare la calma. Il primo ottobre cade l'anniversario della fondazione della Repubblica Popolare e sono previste cerimonie e celebrazioni ufficiali che difficilmente potranno avere uno svolgimento regolare se la situazione rimarrà immutata. Per ora, il governo si è limitato a cancellare il previsto spettacolo di fuochi d'artificio che avrebbe dovuto avere il suo centro ad Admiralty, oggi nelle mani dei giovani ribelli.

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