Economia

Risparmio: per italiani tecnologia ok, ma consulente serve

Indagine IWbank su 1.500 investitori

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 10 LUG - La progressiva diffusione della tecnologia nel campo della pianificazione finanziaria è valutata positivamente da 8 italiani su 10, ma quasi 2 su 3 riconoscono alla tecnologia un ruolo integrativo e non sostitutivo della relazione umana. Lo afferma una ricerca IWBank Private Investments, la banca del gruppo UBI specializzata nella gestione degli investimenti, dal titolo "Il Futuro è oggi".
    Per il 53% degli intervistati la fiducia nel professionista e l'affidabilità di quest'ultimo sono i due fattori più importanti che guidano la fedeltà degli investitori, ben più, ad esempio, di un elemento come quello legato ai costi del servizio.
    L'indagine, svolta in collaborazione con l'istituto di ricerca Demia, ha coinvolto 1.500 investitori italiani, uomini e donne di tutto il territorio nazionale, appartenenti alle fasce d'età dei 'Baby Boomers' (i nati tra il 1944 e il 1964), della 'Generazione X' (i nati tra il 1965 e il 1983) e dei 'Millennials' (i nati tra il 1984 e il 1993).
    In generale "la capacità di proiettarsi nel futuro è limitata - commenta Andrea Pennacchia, direttore generale di IWBank - e scoraggiata dai continui cambiamenti a molti livelli, in una società che viene descritta come in rapida e continua evoluzione, sempre meno caratterizzata da certezze. Alla reticenza personale, anche tra i Boomers, nel pensarsi e descriversi anziani si somma la difficoltà di prevedere la situazione complessiva e personale nei prossimi 10, 20, 30 anni, portando in tal modo i rispondenti a un tipico 'bias' comportamentale, il 'presentismo', molto diffuso in finanza".
   

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