(di Valentina Brini)
(ANSA) - BRUXELLES, 28 NOV - Inutile e impossibile
nasconderlo: l'Europa è già il Continente nel quale si pagano
più tasse al mondo. E la premessa, scandita dal commissario Ue
per l'Economia, Paolo Gentiloni, in tempo di grandi cambiamenti
richiede una riforma di equità. La Commissione europea si
prepara a un 2023 di grandi novità sul fronte fiscale ed è
pronta a dare il via alla sua offensiva a tutto campo su Iva,
imprese e ambiente. Interventi che - almeno nelle intenzioni -
puntano ad avvicinare il fisco agli obiettivi verdi dell'Unione
con il principio del 'chi inquina paga', e a sottrarlo
dall'elusione e da una sleale corsa al ribasso tra i governi
nazionali. Ai quali spetterà poi l'arduo compito di trovare
l'unanimità.
Nei piani di palazzo Berlaymont la rivoluzione del fisco
partirà poco prima di Natale, con tutta probabilità mercoledì 7
dicembre, quando il vicepresidente Valdis Dombrovskis dovrebbe
svelare la proposta per la fatturazione elettronica. A
raccontarne la necessità sono i desolanti numeri dell'evasione
snocciolati dall'ex premier italiano: soltanto "nel 2020 i Paesi
membri hanno perso 93 miliardi di euro di mancate entrate Iva",
perdite che l'Europa non può permettersi. E dall'e-reporting ci
si aspetta "di recuperare 11 miliardi di euro in più all'anno
nei prossimi dieci anni".
Poi sarà il tempo del nuovo Befit, acronimo di un codice
unico per fare affari in Europa. Un quadro a base imponibile
comune per superare i sistemi nazionali, abbattere i costi di
conformità e mettere a tacere le sirene dei tax ruling con cui
soprattutto Paesi Bassi, Lussemburgo e Irlanda negli anni hanno
attratto le aziende a danno di altre giurisdizioni. La
difficoltà di raggiungere l'unanimità tra i Ventisette è già
manifesta: alla base del Befit c'è infatti l'accordo globale del
2021 dei 130 Paesi Ocse su un'imposta sulle società a due
pilastri, con la riallocazione degli utili imponibili e una base
fiscale minima del 15%, l'ormai celebre minimum tax presa in
ostaggio dall'Ungheria che da mesi ne blocca l'approvazione al
tavolo dell'Ecofin usandola come merce di scambio per il via
libera al suo Pnrr.
Bruxelles punta poi a ottenere nuovi soldi freschi anche
dall'ambiente: "c'è margine", ha scandito Gentiloni, "per
migliorare il principio del 'chi inquina paga' e la tassazione
ambientale" ferma da oltre un decennio intorno al 2% del Pil. E
la chiave è adattare il mix fiscale al Green Deal. Una mossa che
fa eco alla riforma già lanciata del sistema di scambio di quote
di emissione (Ets) e all'introduzione della carbon tax alle
frontiere. Tutte misure che alla fine dovrebbero aiutare a
sostenere anche lo sforzo del debito comune del
NextGenerationEu. Nel complesso, la pressione aumenterebbe sulle
imprese che inquinano dando un po' di respiro al gettito
derivante dal lavoro. E per tutti i governi del Vecchio
Continente, dove il rapporto tasse/Pil è di circa il 40% contro
una media Ocse del 33%, la raccomandazione è una: tutelare i più
vulnerabili. (ANSA).
>>>ANSA/Chi inquina paga, Ue lancia offensiva su fisco e imprese
In arrivo la fatturazione elettronica Ue, nel 2023 codice unico