(ANSA) - ROMA, 25 GIU - Rispetto allo stesso periodo
dell'anno scorso - riferisce la Cgia - anche nei primi cinque
mesi di quest'anno il numero dei fallimenti è in calo (-20,6%).
In termini assoluti sono stati 3.133 gli imprenditori che hanno
portato i libri in tribunale (-815 rispetto allo stesso arco
temporale del 2021). I settori più a rischio sono il commercio e
l'edilizia che, in questa prima parte dell'anno, hanno
registrato rispettivamente 722 e 577 "chiusure". Sempre in
questa prima parte del 2022, a
livello regionale solo la Liguria ha visto aumentare il numero
di fallimenti; tutte le altre, invece, sono in deciso calo. A
livello provinciale, infine, preoccupa la situazione di
Verbano-CusioOssola, Latina, Ragusa, Trapani e Siracusa. Negli
ultimi 10 anni, comunque, il numero massimo di fallimenti si è
registrato nel 2014 (14.735 casi). Dopo di che, c'è stata una
progressiva riduzione che si è arrestata nel 2020 (7.160 casi).
Questo dato è stato sicuramente condizionato dalla particolarità
di quell'anno: a causa del lockdown, infatti, ricordiamo che
anche i tribunali fallimentari sono stati chiusi per molti mesi,
influenzando negativamente la produttività degli uffici, anche
in termini di sentenze. Nel 2021, infine, il dato ha iniziato a
risalire e alla fine dell'anno si è attestato a 8.498 unità.
Davanti a norme incerte - prosegue la Cgia - che da mesi
stanno condizionando negativamente l'applicazione del superbonus
del 110 per cento, gli intermediari finanziari (banche, istituti
finanziari, etc.) hanno praticamente bloccato gli acquisti del
credito. Attualmente sono oltre 5 i miliardi di euro di crediti
in attesa accettazione; di questi, circa 4 si riferiscono a
prime cessioni o sconti in fattura. A fronte di questa
situazione, le imprese del comparto casa (edili, dipintori,
installatori impianti, falegnami) non sono più in grado di fare
gli sconti in
fattura. E con crediti fiscali già acquisiti e non cedibili, che
in molti casi ammontano a centinaia di migliaia di euro per
singola azienda, molte realtà si trovano in crisi di liquidità e
sul punto di sospendere i cantieri, non essendo più in grado di
pagare i fornitori.
Ma la situazione più problematica - per gli Artigiani -
rimane lo stock dei debiti commerciali di parte corrente in capo
alla nostra Pubblica Amministrazione che continua ad aumentare.
Nel 2021, infatti, i mancati pagamenti ammontavano a 55,6
miliardi di euro. Ciò vuol dire che le imprese che lavorano per
la PA non hanno ancora incassato una cifra che è pari al 3,1%
del Pil nazionale.
Rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, anche nei
primi cinque mesi di quest'anno il numero dei fallimenti è in
calo (-20,6%). In termini assoluti sono stati 3.133 gli
imprenditori che hanno portato i libri in tribunale (-815
rispetto allo stesso arco temporale del 2021). I settori più a
rischio sono il commercio e l'edilizia che, in questa prima
parte dell'anno, hanno registrato rispettivamente 722 e 577
"chiusure". Sempre in questa prima parte del 2022, a
livello regionale solo la Liguria ha visto aumentare il numero
di fallimenti; tutte le altre, invece, sono in deciso calo. A
livello provinciale, infine, preoccupa la situazione di
Verbano-CusioOssola, Latina, Ragusa, Trapani e Siracusa. (ANSA).