Economia

Il carrello della spesa è cresciuto meno della media Ue

Filiera agroalimentare matura e responsabile, senza speculazioni

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 17 OTT - I prezzi degli alimentari nel carrello della spesa degli italiani negli ultimi due anni sono cresciuti meno della media Ue e di Germania e Spagna. Emerge quindi una filiera agroalimentare matura e responsabile, priva di fenomeni speculativi su larga scala. E' quanto emerge dal Rapporto Ismea competitività del settore nel 2022 presentato in un evento che ha visto confrontarsi sui temi dell'inflazione, dei rapporti nella filiera e della competitività internazionale esperti, esponenti della comunità scientifica e presidenti delle principali sigle associative della parte agricola, della trasformazione industriale, della distribuzione e del commercio estero. L'agroalimentare è stato tra i settori più colpiti dall'inflazione, tra i principali centri di trasmissione degli aumenti dei prezzi a causa del suo ruolo nell'economia e della sua dipendenza dall'estero per prodotti energetici, materie prime e beni intermedi che lo rendono articolarmente vulnerabile alle tensioni su mercati internazionali.
    La crescita media dei prezzi ha raggiunto l'8,1% ma è stata più contenuta di quella media dell'Ue (10,2%) e dell'Eurozona (9%); meglio ha fatto la Francia, che grazie al suo maggior grado di autosufficienza, alimentare ed energetica, ha registrato +6%. Nella prima metà del 2023 il carrello della spesa ha continuato a salire, raggiungendo il suo picco a marzo (+12%), ma sempre inferiore alla media comunitario. Un trend che ha impattato sugli acquisti con volumi in riduzione del 3,7% nel 2022 e scontrini in aumento del 5%. In questa situazione la filiera è comunque riuscita a controllare le variazioni dei prezzi, rallentando e diluendo gli incrementi a valle. Se infatti gli shock al rialzo dei prezzi si sono ripercossi in tempo reale sui costi dell'agricoltura e, a seguire, su quelli dell'industria di trasformazione, il trasferimento alla distribuzione e al consumo finale è avvenuto con maggior gradualità, sia per l'impossibilità di ritoccare tempestivamente i contratti in essere con la Gdo, sia per evitare eccessive e repentine contrazioni della spesa delle famiglie. (ANSA).
   

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