Economia

Pensioni: i dubbi dei giuristi su sentenza Consulta

Barbera, brutta pagina. Flick,ma non si può impugnare a Corte Ue

Elsa Fornero

Redazione Ansa

Chi ha l'ultima parola in fatto di politica europea? Le Corti sovranazionali? Gli Stati? La Corte costituzionale? E dove la sovranità nazionale si interseca con quella sovranazionale sancita dai trattati? Sono i quesiti di fondo che la sentenza della Consulta sulle pensioni, apre. Non a caso, la gestazione del pronunciamento è stata sofferta: in camera di consiglio c'erano 12 giudici e le cronache, non autorizzate, dicono che è finita 6 a 6, col voto del presidente che vale doppio.

Risultato: la legge che bloccava gli scatti pensionistici 2012-2013 è stata impallinata. La conseguenza è un 'buco' di bilancio, ancora da quantificare nel dettaglio, che alcune stime portano sopra i 10 miliardi. Con una coda di effetti sul deficit. La decisione ha lasciato sorpreso più di un giurista.

Il costituzionalista Augusto Barbera sceglie la via veloce di twitter per esprimere la propria opinione: è "una brutta pagina della Consulta!", scrive, sposando l'opinione espressa dal giuslavorista Pietro Ichino: "Cosa penso della sentenza della Consulta? Che ha ripristinato l'indicizzazione delle pensioni più alte". Barbera nota - e non è il solo - "una contraddizione" tra la sentenza sulle pensioni e quella pronunciata dalla Corte un paio di mesi fa sulla Robin Tax, la tassa sulle società petrolifere: in quel caso la Corte decise che la sentenza non era retroattiva, ma per salvaguardare le esigenze di finanza pubblica estendeva i propri effetti solo sul futuro. La sentenza sulle pensioni, invece, vale anche per il passato.

"Eppure - afferma il giurista - la situazione è sostanzialmente analoga: nel primo caso ci sarebbero stati dei tributi già pagati da restituire; nel secondo caso, ci sono da restituire dei ratei pensionistici che lo stato ha risparmiato". Come farlo, dovrà studiarlo il governo. Serpeggia anche l'ipotesi di una manovra correttiva - che sembra prendere corpo anche per l'indicazione che arriva da Bruxelles di 'compensare' eventuali impatti sui conti - ma è presto per dirlo. Intanto si sta valutando se interpellare la Corte di giustizia europea del Lussemburgo. Niente a che vedere con un ricorso. "Non c'è alcun giudice di fronte al quale si possano impugnare le sentenze della Consulta: questa soluzione non è prevista dalla nostro sistema costituzionale", spiega il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick. Ma alla Corte di Giustizia potrebbe essere richiesto un parere. "Un parere della Corte di Lussemburgo - spiega il costituzionalista Francesco Clementi - sarebbe comunque non vincolante. Ma avrebbe un rilevante valore politico. Anche perché si tradurrebbe in un indirizzo per l'Italia e per gli altri paesi" su un tema che investe "l'equità e la gestione della politica economica a livello europeo".

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