Economia

Prometeia, Italia col freno a mano, +0,4% il Pil 2024

Il debito pubblico l'ostacolo da superare. Pnrr leva di crescita

Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna in una foto di archivio

Redazione Ansa

L'economia italiana "è ferma da un anno", procede con il freno a mano tirato e il Pil, che quest'anno chiude a +0,7%, si attesterà a +0,4% nel 2024, allo stesso livello della crescita dell'Eurozona. Il Pil mondiale segnerà invece un progresso del 2,6%. Sono queste le nuove previsioni di Prometeia che sul fronte dell'inflazione stima un rallentamento che l'anno prossimo porterà l'indice al 2,1% e nel 2025 all'1,9%. La core inflation rimarrà però al 2,5% il prossimo anno e scenderà verso il 2% solo successivamente. L'istituto segnala nell'alto debito pubblico il principale ostacola da superare per l'Italia e indica nel Pnrr una possibile leva di crescita. Alla fine del 2024 i livelli di Pil saranno comunque superiori del 4,2% rispetto al 2019, quelli di occupazione del 2,9%, pari a 745mila occupati in più, il tasso di disoccupazione più basso di 2,2 punti percentuali: risultati che si riflettono in un risparmio finanziario delle famiglie cresciuto di 160 miliardi di euro e in un saldo finanziario delle imprese produttrici migliore per 150 miliardi.

Per il quarto trimestre dell'anno Prometeia stima una lieve contrazione del Pil (-0,1%), dovuta soprattutto alla frenata dei consumi. L'eredità lasciata al 2024 sarebbe quindi leggermente negativa (-0,1%). Nell'ipotesi che non ci siano ulteriori shock internazionali, nei prossimi trimestri si potrà riavviare una ripresa che porterà l'economia italiana a crescere e l'incremento tendenziale passerà dal -0,1% di fine 2023 a +0,8% di fine 2024. L'economia italiana - secondo Prometeia - può uscire da questa fase non particolarmente appesantita da zavorre e dunque pronta a cogliere le opportunità che il nuovo scenario internazionale fornirà. Ma dovrà far fronte al problema del debito pubblico, che è cresciuto rispetto al 2019 di circa 6 punti. L'indebitamento era all'1,5% del Pil nel 2019 e sarà verosimilmente al 5,3% nel 2023. Qualunque forma prenderà il Patto di Stabilità e Crescita in discussione a Bruxelles, i nostri conti pubblici dovranno affrontare un percorso di riduzione del debito.
   
Con politiche monetarie e fiscali che potranno essere al più neutrali, in un contesto internazionale in cui le tensioni geopolitiche e le difficoltà della Cina proiettano scenari di crescita del commercio molto meno dinamici che in passato, le leve della crescita dovranno essere trovate in Europa e direttamente in Italia. In pratica - spiega Prometeia - dovranno provenire "per la maggior parte nel Pnrr, a disposizione fino al 2026". "Proiettiamo la crescita del Pil effettivo dell'Italia nel biennio 2025-2026 allo 0,8%, dunque superiore alla crescita potenziale, proprio tenendo conto degli effetti espansivi delle misure finanziate col Pnrr", spiega l'analisi dell'istituto di ricerca. Un'ultima previsione riguarda i tassi. "Il calo dell'inflazione corrente - spiega il rapporto - si rifletterà sul calo dell'inflazione attesa e porterà a un aumento dei tassi di interessi reali, che sarà più sostenuto fintanto che le principali banche centrali lasceranno invariati i tassi di interesse nominali. Nel contesto di una forte debolezza economica globale, riteniamo dunque probabile una prima riduzione dei tassi a partire da giugno per la Fed e luglio per la Bce".

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