Economia

Mondini (invalido lavoro), non lasciare giovani allo sbaraglio

Manca cultura sicurezza, serve testimonianza continua

Redazione Ansa

 "Mi sto riprendendo dal mio 38/mo intervento chirurgico e sto arrivando al 40/mo". Matteo Mondini, dopo un incidente sul lavoro che nel 2010 che gli è costato l'amputazione del braccio destro e l'impianto di un pacemaker cardiaco (stava lavorando in un negozio ed è rimasto folgorato dalla corrente elettrica) interviene sugli ultimi incidenti sul lavoro come testimonial di una campagna che sta portando da anni in giro per l'Italia che si chiama "Safety Tour" ed ha lo scopo di sensibilizzare aziende, istituzioni ma soprattutto gli studenti sui rischi che comporta l'attività lavorativa quando la sicurezza diventa solo un optional.
    In particolare Mondini, che ha girato con la sua iniziativa molte scuole italiane e incontrato circa 4000 lavoratori spiega, per quanto riguarda l'ultimo incidente che è costato la vita ad un ragazzo di 18 anni in alternanza scuola-lavoro: "Penso che gli studenti non debbano essere lasciati allo sbaraglio o far fare loro attività pericolose. Vanno aiutati nell'orientamento e per un eventuale inserimento lavorativo ma in ogni attività ci deve essere un supervisore che li monitori. Ricordo che l'anno scorso in provincia di Brescia c'è stato un altro terribile incidente che ha riguardato un apprendista giovanissimo (16 anni) che era stato portato a 5 metri d'altezza per effettuare dei lavori. Questo non è possibile: è necessario in questi casi avere un supervisore, una persona che monitori ogni attività garantendo la sicurezza dei ragazzi". I ragazzi - dice Mondini - "vanno aiutati nell'orientamento per un eventuale inserimento lavorativo. Non si possono abbandonare a se stressi".
    Cosa fare? Mondini, sostenuto da un team guidato da Miriam Chilante, da anni va in giro per scuole ed aziende a raccontare la sua storia, anche nei risvolti drammatici ma per la quale ha deciso di reagire: "quando racconto del mio braccio ai lavoratori delle aziende cala il silenzio. Tutti sanno che questo puo' succede anche a loro. Raccontare la mia storia puo' essere un modo per allertare lavoratori e studenti e magari evitare l'ennesima morte". E la proposta alle istituzioni e': "uniamo la formazione alla testimonianza. Io sono, anche non volendo, pronto dal 2010". 
   

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