Economia

Covid chiude imprese guidate da donne, 4mila in meno

Confesercenti, pandemia interrompe crescita costante dal 2014

Redazione Ansa

 Il Covid imprime una battuta d'arresto alla corsa che stava vivendo da sei anni l'imprenditoria femminile: il bilancio del 2020 certifica un calo dello 0,29% delle aziende guidate da donne, ovvero 4mila attività in meno rispetto al 2019. Proprio le donne hanno infatti pagato il prezzo più alto della pandemia, evidenziano alcuni studi in occasione della Festa della donna. Lo si vede anche sul fronte occupazionale, dove il 70% dei posti di lavoro persi lo scorso anno apparteneva a donne. L'imprenditoria femminile, evidenziano le elaborazioni dell'Ufficio Studi Confesercenti, ha interrotto nel 2020 una corsa che proseguiva ininterrotta dal 2014, con una velocità di crescita superiore a quella dell'imprenditoria maschile. Il calo delle imprese guidate da donne, è ascrivibile interamente alle regioni del Centro e del Nord (il Mezzogiorno segna +0,26%). Penalizzate di più le imprenditrici giovani, con le aziende guidate da donne under 35 anni (154mila) calate all'11,52% del totale, dal 12,02% del 2019. "Nonostante la sua natura resiliente", l'imprenditoria femminile non è riuscita a sfuggire agli effetti della pandemia, anche "perché - spiega la responsabile nazionale di Impresa Donna Anna Maria Crispino - le difficoltà poste da lockdown e restrizioni nella dimensione familiare si sono scaricate principalmente sulle donne. Molte imprenditrici, in assenza di una rete di welfare che permetta loro di conciliare vita familiare e lavoro, si sono fermate".

Ecco perché, aggiunge, "bisogna fare di più, ripensando gli strumenti di sostegno e creandone di nuovi". Dal punto di vista occupazionale, il 70% di tutti i posti di lavoro persi nel 2020 apparteneva a donne, rileva un'analisi dell'Unione europea delle cooperative, avvertendo che la situazione rischia di aggravarsi quando finirà il blocco dei licenziamenti previsto dal governo. Se in passato, infatti, spiega l'Uecoop, la maggiore presenza nel settore dei servizi era una peculiarità che garantiva alle donne una maggiore resilienza e capacità di uscire prima dalle crisi, adesso l'emergenza Covid ha stravolto tutti gli schemi, con proprio i servizi, dal turismo alla ristorazione, che stanno pagando il prezzo più pesante dal punto di vista economico. Il ruolo delle donne registra qualche progresso nel mondo delle banche, anche se ancora troppo a rilento. Un'analisi dell'Ufficio studi di First Cisl sui primi otto gruppi bancari del Paese mostra come, negli ultimi 22 anni, la composizione dell'occupazione nel settore si sia decisamente riequilibrata, con la componente femminile passata tra il 1997 e il 2019 dal 38% al 48%, portando il divario con i colleghi maschi a soli 4 punti percentuali. Ma le differenze sono ancora evidenti se si guarda agli inquadramenti: le donne si concentrano nelle aree professionali (57,9%), ma restano decisamente staccate se si considerano Quadri direttivi (36,2%) e Dirigenti (solo il 15,7%). 

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