Economia

Bitcoin precipita sotto i 10.000 dollari, -50% dal top

Pesa stretta Cina e proposta Corea Sud per bando totale

Redazione Ansa

Quotazioni in caduta libera per il Bitcoin: la criptovaluta è scesa sotto 10.000 dollari, ai minimi da novembre, in calo di quasi il 50% dai massimi record segnati a dicembre. Alle 15:38 il Bitcoin vale 9.502
dollari. Già in mattinata si era assistito ad una caduta appartentemente senza freni del Bitcoin sul mercato delle criptovalute. La moneta digitale erà già scesa a 10.000 dollari sulla piattaforma Bitstamp, segnando il livello più basso dal 1 dicembre e dimezzando in un mese il suo valore. Sempre a dicembre il Bitcoin aveva sfiorato quota 20.000 dollari.

Il Bitcoin sconta la stretta della Cina, che ha messo nel mirino siti web e app, che offrono servizi simili a piattaforme di scambi di criptovalute, per bloccare la speculazione e la proposta della Corea del Sud di un bando totale. Pesa anche la posizione della Francia: ieri il ministro delle Finanze Bruno Le Marie ha chiesto una regolamentazione per vigilare sullo sviluppo delle valute virtuali, indicando che Bitcoin e le criptovalute comportano “alti rischi di speculazione e possibile manipolazione finanziaria”.

Impennata di virus per il 'mining' di criptovalute  - Impennata, anche in Italia, di virus malevoli collegati ai Bitcoin: tra questi ci sono Coinhive e Cryptoloot, entrambi si comportano come dei parassiti, si attaccano ai Pc e sfruttano la loro potenza di calcolo per produrre (minare) le criptovalute all'insaputa degli utenti. Lo dice la società di sicurezza Check Point Software Technologies, la produzione di criptomoneta 'clandestina' ha colpito il 55% delle organizzazioni a livello globale nel mese di dicembre. Check Point ha inoltre scoperto che i 'miner' di criptovalute sono stati intenzionalmente immessi all'interno alcuni principali siti, per lo più legati a servizi di streaming multimediale e di condivisione di file, senza avvisare gli utenti. "Sebbene alcuni di questi siti siano legali e legittimi - spiega la società di sicurezza - possono essere hackerati per richiedere più potenza e generare maggiori entrate ai malintenzionati, utilizzando fino al 65% della potenza del processore degli utenti finali". Secondo un recente calcolo di Bitcoin Energy Consumption Index di Digiconomist, il "mining", cioè il sistema utilizzato per emettere bitcoin attraverso la potenza di calcolo di moltissimi computer sparsi per il globo, richiede attualmente 30 terawattora all'anno, più dell'Irlanda.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it