Economia

Corte Conti: 'Crescita Italia troppo modesta, ritardo sull'Ue'

Buscema: Europa sempre meno stabile, non solo per Brexit

Un momento dell'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti, Roma, foto archivio del 18 febbraio 2016

Redazione Ansa

"Il recupero della crescita del Pil appare ancora troppo modesto e, soprattutto, in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei". Così il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti Angelo Buscema nella relazione sul rendiconto generale dello Stato 2015. "L'elemento di maggiore vulnerabilità" italiana, "l'elevato livello del debito pubblico, impone, ben più dei vincoli Ue, un dosaggio molto attento" tra sostegno alla crescita e rientro del debito, "fondamentale per le aspettative dei mercati".

Il quadro europeo è "sempre meno stabile" per le spinte che arrivano "non solo nella Gran Bretagna". Buscema osserva che la fase attuale "è dominata da molteplici fattori di incertezza sul piano internazionale come su quello interno". Tra i fattori di incertezza anche "una condizione latente di instabilità finanziaria, connessa alle incertezze che originano dai diffusi timori sullo stato del sistema bancario in Europa".

"Lo sforzo di contenimento degli ultimi anni appare assai severo", soprattutto sulle spese "che più incidono sul funzionamento delle amministrazioni e sui servizi resi ai cittadini". Lo sottolinea il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, ricordando in particolare che tra 2010 e 2015 la spesa per i redditi da lavoro dipendente nella P.a. è diminuita "in valore assoluto a oltre 10 miliardi". L'azione di riequilibrio dei conti pubblici si è tradotta anche in risparmi "molto rilevanti" della spesa per interessi sul debito.

"L'uscita dalla stretta emergenza finanziaria e l'auspicio di una ripresa economica più solida hanno consentito, di recente, di predisporre correttivi a manovre di taglio che, alla lunga, stavano mostrando 'effetti collaterali' insostenibili", spiega Squitieri.

Per taglio tasse rivedere intero sistema  - "L'auspicabile prospettiva di una riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese ripropone la necessità di una revisione strutturale dell'intero sistema tributario". Lo ha ribadito il procuratore generale della Corte dei Conti Martino Colella in occasione del giudizio di parifica sul bilancio 2015. L'impegno, ha sottolineato il magistrato contabile, deve muoversi "in tre direzioni: un ampliamento della base imponibile, una rivisitazione degli obiettivi redistributivi assegnati al sistema di prelievo e la ricerca di un effettivo coordinamento della leva fiscale tra livelli di governo".

Serve concreto sfoltimento enti e Authority  - "L'attuale ipertrofia di enti e strutture, comprese le cosiddette autorità indipendenti" richiede "che si attivi una concreta attività di sfoltimento degli stessi, partendo dai casi in cui più evidente è la duplicazione delle competenze e la sostanziale mancanza di un interesse pubblico attuale alla loro sopravvivenza". Lo ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti Martino Colella in occasione del giudizio di parificazione del bilancio dello Stato 2015, sottolineando che servono interventi concreti "più che l'avvicendarsi di generiche e spesso contraddittorie previsioni di riduzione o razionalizzazione, la cui attuazione è sostanzialmente lasciata alla mera discrezionalità, se non all'arbitrio, delle amministrazioni centrali o locali interessate".

Riorganizzazione P.a. defatigante e disordinata  - "Il processo di riordino degli assetti organizzativi" della pubblica amministrazione "è stato defatigante, continuo e disordinato e, in taluni casi, si è venuto a sovrapporre ad analoghi percorsi derivanti dalla ridefinizione delle competenze dei ministeri ovvero dalla costituzione di Enti e Agenzie nazionali". Lo ha detto il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti Angelo Buscema nella relazione sul rendiconto generale dello Stato 2015, sottolineando che "anche il processo di riduzione della rete periferica degli uffici dei ministeri è stato sinora troppo timido e ha, in definitiva, inciso solo sui vertici degli uffici".

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