Economia

Istat: da Maria a Giulia, storia Italia per generazioni

Da ricostruzione a reti digitali, 90 anni di statistiche

Istat: da Maria a Giulia, storia Italia per generazioni

Redazione Ansa

Una fotografia per generazioni. Per celebrare i 90 anni della statistica nazionale, l'Istat ha ricostruito quasi un secolo della storia d'Italia attraverso la storia di quattro donne: Maria, nata nel 1926, con il nome allora più comune, sua figlia Anna, sua nipote Francesca e infine la bisnipote Giulia, nata nel 2015. Una scelta non casuale quella di quattro donne, perché il 900 è stato il secolo dell'emancipazione femminile, ma non ancora della parità, assente - per esempio nel mondo del lavoro - anche oggi.
    LA GENERAZIONE DELLA RICOSTRUZIONE: Sono i nati tra il 1926 e il 1945, hanno vissuto il fascismo e la seconda guerra mondiale.
    Quando nasce Maria la speranza di vita per le donne è di 52 anni, la mortalità infantile è del 12,6%. L'Italia cambia faccia rapidamente quando lei ha tra 20 e 40 anni. Il mondo agricolo arretra, si fa strada l'industria. Iniziano le migrazioni da Sud e Nord. Nasce la tv e le donne possono finalmente votare. E' l'era di elettrodomestici, Vespa, 500 e del mondo operaio legato alla Fiat. Quando nasce sua figlia Anna nel 1952, la speranza di vita è salita a 67,9 anni. La mortalità infantile è dimezzata.
LA GENERAZIONE DELL'IMPEGNO - La diffusione della classe operaia dà vita a nuove forme di lotta, preludio del '68 studentesco e dell'Autunno caldo del '69. Ne sono protagonisti i ragazzi, come Anna, nati tra il 1946 e il 1955, educati da genitori che hanno vissuto fascismo e guerra. Dopo il boom, l'economia italiana entra però negli anni Settanta nelle crisi petrolifere e quindi nella recessione. Esplodono inflazione e disoccupazione. Sono gli anni del divorzio, dell'aborto e del nuovo diritto di famiglia. Quando nel '76 nasce Francesca, figlia di Anna la speranza di vita è di 76 anni per le donne.
    LA GENERAZIONE DELL'IDENTITA' - L'austerity ha pesato sui comportamenti e negli anni '80 ci si ritira dai movimenti collettivi, prevalgono le scelte individuali e le spinte liberistiche. Si rafforza il modello del figlio unico. Le scelte di vita e le tappe familiari vengono posticipate, così come l'ingresso nel mondo del lavoro. Esplode il Nord Est, che diventa il centro produttivo del Paese.
    LA GENERAZIONE DI TRANSIZIONE - I nati tra il 1966 e il 1980, come Francesca, sono i primi a non trovarsi in condizioni di migliorare la propria posizione sociale rispetto a quella dei genitori. Si tratta di un peggioramento delle opportunità di riuscita sociale e occupazionale. La popolazione inizia a invecchiare ma soprattutto arrivano le prime ondate di immigrazione straniera: nel 1991 arriva a Bari la nave Vlora, carica di 20 mila albanesi.
    LA GENERAZIONE DEL MILLENNIO - I nati tra il 1981 e il 1995 sono i giovani dell'euro e della cittadinanza europea, ma anche quelli che pagano di più il prezzo della crisi: nel 2015 è occupato il 39% dei giovani contro il 50% del 1993. Il 44,6% entra nel mondo del lavoro con un contratto atipico. Sono ragazzi qualificati, anche troppo per il posto che trovano.
    LA GENERAZIONE DELLE RETI - Nati e cresciuti nell'era digitale, come Giulia, figlia di Francesca, nata nel 2015. Sono sempre connessi. L'Italia è ormai stabilmente terra di immigrazione ma negli ultimi anni hanno ripreso a crescere anche le emigrazioni. Le generazioni del millennio e delle reti sono a pieno titolo cosmopolite. La speranza di vita è arrivata a quasi 85 anni.  
   

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