Economia

Istat rivede le stime, aprile in deflazione allo 0,5%

Balzo di tre decimi da marzo, pesano i beni energetici

Istat rivede le stime, aprile in deflazione allo 0,5%

Redazione Ansa

L'Istat rivede al ribasso i dati sulla deflazione, che ad aprile si attesa allo 0,5% (la stima preliminare era di 0,4%). Si tratta di un ampliamento di tre decimi di punto percentuale rispetto al dato di marzo (0,2%). L'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, diminuisce anche su base mensile dello 0,1%. La maggiore flessione tendenziale "è principalmente da attribuire all'accentuarsi del calo dei prezzi degli Energetici regolamentati".

La deflazione dello 0,5% registrata dall'Istat ad aprile è il maggiore calo tendenziale dei prezzi rilevato a partire da gennaio dello scorso anno. In quel mese l'indice, con una diminuzione dello 0,6%, aveva toccato il massimo ribasso da oltre mezzo secolo (settembre 1959).

La flessione degli energetici regolamentati, infatti raggiunge il 6,4%, cui contribuiscono sia il Gas naturale (-9,9%) sia l'Energia elettrica (-1,9%). Al netto dei soli beni energetici, l'inflazione rimane stabile a +0,4%, mentre al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, scende a +0,5% (da +0,6% di marzo). L'inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,5% (era -0,4% a marzo). L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile mentre fa segnare una diminuzione dello 0,4% su base annua (la stima preliminare era -0,3%), più ampia di due decimi di punto percentuale rispetto al calo registrato a marzo (-0,2%). Il rialzo congiunturale è in larga parte dovuto al rientro definitivo dei saldi invernali, di cui il NIC non tiene conto. L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una variazione nulla rispetto al mese precedente e diminuisce dello 0,4% nei confronti di aprile 2015.

Prezzi crescono solo in Val Aosta, si amplia deflazione - La deflazione si estende sulla cartina dell'Italia e contagia tutte le Regioni tranne la Valle d'Aosta, unico territorio che vede prezzi in crescita (dello 0,1%), il Trentino Alto Adige e l'Abruzzo, che si attestano entrambi a inflazione zero, negli ultimi dati Istat. L'Umbria è la regione che vede il calo maggiore (-1%). Tra i capoluoghi di Regione e le province autonome per i quali sono calcolati gli indici generali, ad aprile sono 15 le città in deflazione (erano 14 a marzo). Tra questi Perugia e Potenza registrano le flessioni tendenziali dei prezzi più ampie (per entrambe -1,2%). Seguono Bari (-1,0%), Firenze, Palermo (per entrambe -0,8%), Milano, Ancona e Torino (-0,7% per tutte e tre), mentre Roma si ferma a -0,5%. A Trento si registra la diminuzione più contenuta (-0,1%, era +0,4% a marzo) mentre ad Aosta i prezzi sono stabili su base annua. Nelle restanti tre città, Trieste (+0,3%), Bologna (+0,2%) e Bolzano (+0,1%) si registrano aumenti tendenziali dei prezzi contenuti.

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