Economia

Mps: chiuso contenzioso con i giapponesi di Nomura

Presidente Tononi, continua ricerca partner come chiesto da Bce

Massimo Tononi

Redazione Ansa

 Il giorno dopo il suo ingresso a Siena il neo presidente Massimo Tononi trova il regalo a fine giornata: l'annuncio della chiusura del contenzioso con Nomura sul derivato Alexandria, legato alla precedente gestione, arriva poco prima di mezzanotte: l'impatto negativo sul conto economico è di 88 milioni al netto delle imposte e positivo di liquidità per circa 500 milioni. L'esborso a carico di Mps si è ridotto a 359 milioni, spiega una nota: "Dal punto di vista dei coefficienti patrimoniali il beneficio secondo i criteri di Basilea 3 è di 56 punti base. L'incremento del patrimonio netto tangibile è di 257 milioni".
    Una chiusura che era nell'aria già nelle parole di Tononi (molto impegnato nella ricerca di un partner per un'aggregazione chiesta dalla Bce ma che ancora non sembra essere all' orizzonte): forse già nel 2015. Nessuno però aveva intuito che la chiusura del contenzioso aperto il primo marzo 2013 potesse essere così ravvicinata. Poco dopo quella di Mps, anche Nomura ha diffuso una nota in cui ricostruisce brevemente la storia di Alexandria e della sua ristrutturazione firmata dagli ex vertici di Mps nel 2009, in occasione dell'acquisizione di Antonveneta. Un'operazione che poi ha portato alla condanna da parte del tribunale di Siena dell'ex presidente Giuseppe Mussari, dell'ex dg Antonio Vigni e l'ex capo area finanza Gianluca Baldassarri a 3 anni e 6 mesi con l'interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. Il tutto proprio per aver occultato, secondo i giudici, il mandate agreement, il contratto, siglato con Nomura. In realtà l'ad Fabrizio Viola da tempo lavorava con i giapponesi (a loro Mps aveva chiesto un miliardo di danni) interessati, a loro volta, a chiudere prima dell'inizio del processo Mps a Milano dove tra gli imputati, oltre a Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, ci sono anche gli ex vertici di Nomura in Europa, Sadeq Sayed e Raffaele Ricci. Del resto la soluzione trovata con Deutche Bank per l'altro derivato, Santorini, che aveva portato 220 milioni di euro nelle casse di Mps, era una strada tracciata anche per chiudere tra i due istituti fino ad oggi impegnati davanti al tribunale di Firenze. "Sono soddisfatto di aver chiuso l'ultima operazione problematica - ha commentato l'amministratore delegato Viola - Questo importante risultato rafforza patrimonialmente Mps, migliora la sua redditività prospettica e normalizza la sua posizione finanziaria. La transazione è stata possibile grazie al costruttivo contributo dell'attuale management di Nomura e chiude il contenzioso. Questo importante risultato rafforza patrimonialmente Mps, migliora la sua redditività prospettica e normalizza la sua posizione finanziaria. La transazione è stata possibile grazie al costruttivo contributo dell'attuale management di Nomura e chiude il contenzioso. Questo importante passaggio - conclude - ci offre la possibilità di guardare avanti con maggiore tranquillità continuando l'attività di rafforzamento e rilancio della banca".
    Ora a Tononi, che si è presentato alla stampa, resta l'altro dossier sul tavolo, quello dell'aggregazione sul quale ha detto lavorerà in prima persona. "Si tratta di procedure che richiedono tempo", ha detto citando la sua esperienza sulle fusioni maturata alla Goldman Sachs. E a chi insisteva ipotizzando un'aggregazione nel 2016 ha risposto: "Non posso che darle ragione: di tempo ce ne vorrebbe tanto, anche se non ci fossero gli esami Srep" della Bce. Il periodo per trovare un partner non è dei più facili, "tutti aspettano di conoscere i regolamenti prima di stabile le prossime strategie".
    Lui intanto alla Bce è già stato la settimana scorsa e qui ha avuto la conferma che Francoforte non ha cambiato linea: l'aggregazione è la strada maestra per il Monte, come già stabilito "anche dal Cda della banca. Il percorso da seguire".
    Una strada che dovrebbe tranquillizzare anche il mercato: ieri il titolo, dopo le parole del neo presidente ha chiuso a -8,57%.
    In attesa del partner, dopo la chiusura con Nomura che era un altro dei punti fermi chiesti dalla Bce, ora Rocca Salimbeni deve andare avanti con "l'impegno di sempre per realizzare il piano industriale e farsi trovare con performance sempre migliori" ha concluso il presidente. 
   

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