Economia

Jobs act ad ultimo ok, ritocchi su controlli a distanza

Si chiude su restanti 4 dlgs, attesa modifica videosorveglianza

Redazione Ansa

"Qualche ritocco" in arrivo per la norma sui controlli a distanza contenuta in uno degli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs act, che il Cdm si prepara ad approvare definitivamente. Alla vigilia della riunione di governo, a confermarlo è il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che al di là della questione specifica tiene a sottolineare la portata dell'intera riforma del lavoro. Una "riforma strutturale a larghissimo raggio", che il governo ha realizzato "in un anno e mezzo" e che "domani (oggi, ndr) - ha proseguito - dovremmo concludere", con il via libera definitivo ai restanti quattro decreti attuativi. Ossia, quello sul riordino degli ammortizzatori sociali in costanza del rapporto di lavoro con la stretta sulla durata della cig ma l'estensione della platea; quelli sull'Ispettorato del lavoro, sull'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e sulla semplificazione delle procedure in materia di rapporto di lavoro in cui c'è la norma sui controlli a distanza che riscrive l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori del 1970. Nel complesso non dovrebbero esserci modifiche sostanziali rispetto ai testi che hanno ottenuto il primo ok da parte del Cdm lo scorso 11 giugno. Un ritocco, invece, sarebbe atteso per i controlli a distanza, tema che da subito si è presentato caldo con i sindacati preoccupati per "l'abuso" nei riguardi dei lavoratori (la Cgil ha parlato di 'Grande fratello') e il ministero del Lavoro che invece sin dall'inizio ha sostenuto che le norme sono in linea con il rispetto della privacy. La modifica dovrebbe riguardare gli impianti di sorveglianza ed esplicitare che non possono essere installati solo per il controllo dei lavoratori. Nessuna novità, invece, è attesa per gli altri punti relativi agli strumenti assegnati al lavoratore, dal pc e tablet al cellulare aziendale.
    Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, è tornato a chiedere che siano ascoltati i pareri parlamentari e nello specifico di continuare a prevedere l'accordo sindacale per l'eventuale istallazione di videocamere nei luoghi di lavoro solo per la sicurezza degli impianti o per la salvaguardia del patrimonio aziendale (come nello Statuto dei lavoratori). Mentre il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, ha insistito sul fatto che "nell'era della seconda rivoluzione delle macchine sarebbero ridicoli orpelli burocratici sulle tecnologie e divieti di lettura dei dati che rinvengono da quelle di proprietà aziendale, anche a fini di licenziamento".
    Nel testo approvato l'11 giugno, si prevede che le aziende possano controllare computer, tablet e telefonini, così come i badge dei lavoratori senza che sia necessario un accordo sindacale o un'autorizzazione del ministero. Per il controllo sugli "strumenti" di lavoro messi a disposizione dalle imprese e su quelli per la "registrazione degli accessi e delle presenze" basterà infatti informare i lavoratori e rispettarne la privacy.
    E, in base a queste due condizioni, le informazioni raccolte "sono utilizzabili a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro", quindi potenzialmente anche a fini disciplinari, dunque licenziamento compreso. Gli impianti audiovisivi sono citati insieme agli altri strumenti "dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori".
    Quanto al decreto legislativo sugli ammortizzatori sociali, il provvedimento limita la durata della cig (sia ordinaria che straordinaria) a 24 mesi in un quinquennio mobile. Tetto che può salire a 36 mesi con il ricorso esclusivo ai contratti di solidarietà (24 mesi di solidarietà e poi 12 di cig), i quali diventano una causale della cassa integrazione straordinaria, a cui viene equiparata anche per quanto riguarda i massimali di integrazione salariale (con un limite massimo, al di la' della percentuale che viene innalzata all'80%, per la 'restituzione' in busta paga della retribuzione persa. Oggi per la cig questo tetto è di circa 1.100 euro mensili). Allo stesso tempo, gli ammortizzatori vengono estesi alle imprese sopra i 5 dipendenti (il governo ha parlato di tutele estese ad una platea di 1,4 milioni di lavoratori).
   

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