Economia

Crisi: Moody's lima stime pil G20 a 2,8%

Pesa rallentamento Cina ed effetto materie prime ai minimi

Redazione Ansa

Moody's Investors ha rivisto al ribasso le sue previsioni per la crescita del pil nelle economie del G20 dal 3,1 al 2,8% per il prossimo anno. La decisione riflette l'impatto del rallentamento ora atteso per la Cina e di un effetto negativo più prolungato, rispetto a quanto atteso in precedenza, dei bassi prezzi delle materie prime sui produttori del G20.

 Moody's Investors Service ha poi rivisto di misura al ribasso l'attesa sulla crescita del Pil cinese, atteso nel 2016 in progresso del 6,3%, rispetto al 6,5% precedente. La valutazione riflette degli indicatori economici diffusi recentemente, che indicano come il rallentamento dell'export e degli investimenti cinesi stia proseguendo nel terzo trimestre. Inoltre i segnali di rallentamento nella crescita dell'occupazione nel paese fanno pensare a una decelerazione più marcata e più ampia dell'economia cinese delle stime passate, afferma Moody's. Mentre le politiche di supporto del Governo cinese controbilanceranno solo parzialmente questo rallentamento. Dopo la recessione del 2015, l'agenzia si attende poi un pil negativo per il 2016 in Brasile e Russia. In entrambi i paesi, spiega, il calo dei prezzi delle materie prime e l'ulteriore svalutazione delle valute ha esacerbato un clima economico già sfavorevole. Per il Brasile l'attesa è di un pil in un range tra -1% e 0, mentre per la Russia tra -1,5% e -0,5%. Quanto a Corea e Giappone, secondo Moody's, si troveranno ad affrontare una domanda frenata della manifattura esportata in Cina. Un più marcato rallentamento dell'economia a Pechino, partner commerciale importante per entrambi, peserà sulla volontà e capacità di spesa sia di aziende e sia dei consumatori, incidendo sulla domanda interna. In Corea, il pil è atteso in crescita del 2,5% quest'anno e nel 2016, mentre in Giappone le stime di crescita sono dello 0,5% per quest'anno e dell'1% per il prossimo. Viene poi fatta una revisione al ribasso delle attese di crescita dell'economia Usa nel 2016, che passano dal 2,8 al 2,6%, per gli effetti negativi più prolungati del dollaro forte e del petrolio debole. Moody's segnala infine che i crolli sui mercati azionari, benché possano avere un impatto negativo sul sentiment di investitori e consumatori, non avranno invece un effetto diretto significativo sull'attività economica della maggior parte dei paesi, Cina inclusa
   

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