Economia

Madia, parte mobilità, 1000 statali a uffici giudiziari

Trasferimenti dove c'è carenza, priorità per lavoratori Province

Redazione Ansa

E' tutto pronto per trasferire mille dipendenti pubblici, soprattutto lavoratori delle Province, in tribunali, corti d'appello, procure e ogni altro tipo di ufficio giudiziario, pesantemente colpiti dallo stop del turnover. A dare conto dell'avvio delle operazioni è il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, che via Twitter parla di "mobilità sbloccata", indirizzata dove c'è "carenza di personale". Non solo, il ministro spiega come la "priorità" negli spostamenti vada riconosciuta ai dipendenti delle Province. Poche ore prima l'Upi era tornata a chiedere la precedenza nei bandi per i 20 mila lavoratori "in soprannumero" nelle Province. La risposta del ministro non ha però soddisfatto i sindacati: infatti secondo la leader della Cgil, Susanna Camusso, così si mettono "i lavoratori deboli gli uni contro gli altri". E rivolta a Madia pone un interrogativo, sempre con un tweet, "Scusa ministra, ma i tirocinanti della Giustizia... non avevi promesso: nessuno perderà il posto di lavoro?". Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, invece si chiede: "Come si pensa di applicare la mobilità senza un confronto con le parti sociali e i diretti interessati?". Sulla stessa linea il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, secondo cui "il problema della riorganizzazione della Pubblica Amministrazione non si risolve con gli annunci mediatici". Il bando per 1.031 posti a tempo indeterminato, full-time, in tutta Italia, si va da Trento a Catania, era atteso e con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 'l'esodo' può partire. Si tratta di mobilità volontaria ma per i dipendenti delle Province è la chance per non finire nelle eccedenze.

Un'operazione così massiccia di trasferimenti da un comparto all'altro della P.a. non si vedeva da molto, probabilmente, in termini numerici, è la più grossa mai fatta in un colpo solo, almeno guardando alle statistiche dell'Aran. L'ultimo aggiornamento, riferito al 2012, parla infatti di appena 2.495 trasferimenti da un'amministrazione all'altra complessivamente nell'arco di un anno. Fa domanda per spostarsi quindi lo 0,08% del totale dei lavoratori pubblici. Dati, che ricalcano lo stereotipo del travet immobile, fedele al suo ufficio dall'inizio alla fine della sua carriera. Ora però si tenta un cambiamento e l'avviso di mobilità volontaria per colmare i vuoti di personale sul fronte giustizia (dove mancherebbero circa 8 mila dipendenti) dovrebbe essere solo un assaggio di ciò che sarà quando scatterà la mobilità obbligatoria (pur entro il raggio di 50 chilometri), prevista dal dl Madia e in fase di attuazione (si aspetta il decreto). I lavoratori delle Province a rischio dopo la riforma Delrio e i tagli stabiliti dall'ultima manovra probabilmente non si lasceranno scappare l'occasione e faranno richiesta per uno dei posti da funzionario giudiziario, cancelliere o direttore amministrativo. Per il responsabile Settori Pubblici della Cgil, Michele Gentile, non tutto è però chiaro: "sull'avviso di mobilità continua a non esserci scritto che una priorità è riconosciuta ai lavoratori delle Province e comunque il meccanismo non funzionerebbe se le Province devono dare alle amministrazioni che assorbono il personale il 50% del trattamento economico dei dipendenti trasferiti". Ecco perché domani gli impiegati provinciali della Fp Cgil manifesteranno davanti alle prefetture e con un sit-in a piazza Montecitorio.

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