Economia

Def: il nodo del voto, che unisce conti e politica

Se autorizza 'deroga' al pareggio serve maggioranza assoluta

Pier Carlo Padoan

Redazione Ansa

Il Documento di Economia e Finanza - spesso sintetizzato con la sigla Def - è il principale strumento di programmazione economica e finanziaria del Paese. Serve ad unire, in un unico strumento, il potere di gestione economica proprio dei Governi a quello di indirizzo strategico e politico vincolante che caratterizza una democrazia parlamentare come l'Italia.
    La sua approvazione è, per la strategia di politica economica, quasi come quella di un voto di fiducia, nel quale le volontà del Parlamento e del Governo trovano un punto di contatto in un unico documento, che deve poi tracciare la strada alla quale la Legge di Stabilità e i provvedimenti collegati daranno concretezza. Ed ecco perchè deve essere approvato prima dell'avvio della sessione di bilancio. Anche l'iter previsto dai regolamenti parlamentari è particolare: le audizioni vengono svolte in modo congiunto dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato ma la risoluzione di approvazione deve essere votata, con gli stessi contenuti singolarmente, da tutte e due le Camere.
    Dallo scorso anno, con l'inserimento del principio del pareggio di bilancio nella Costituzione, il Def ha acquistato nuovi compiti. La possibilità di deviare da questo obiettivo e' consentita solo in caso di circostanze eccezionali. La richiesta viene fatta dal Governo proprio con il Def e va autorizzata dal Parlamento con un voto qualificato, a maggioranza assoluta, delle due Camere.
    L'autorizzazione a deviare dal pareggio è stata data recentemente al governo sia dalla Camera sia dal Senato che ha votato la nota di aggiornamento del Def solo due settimane fa.
    Al Senato la mozione è stata approvata a maggioranza assoluta ma con un solo voto di scarto. Ora, con le richieste europee di integrare la manovra con una correzione di ulteriori 0,3 punti del deficit, il quadro dei conti pubblici è nuovamente cambiato, seppure in qualche decimale.L'opposizione ha quindi chiesto di nuovo l'approvazione in aula, con votazioni qualificate. Il governo, invece, sostiene che non sarà necessario un voto a maggioranza assoluta perchè la correzione è migliorativa rispetto all'autorizzazione di ''deroga'' al pareggio che è già stata fatta. I numeri 'difficili' al Senato potrebbero mettere a rischio il voto, facendo traballare il governo ma soprattutto impedendo all'Italia di sforare i conti. E in questo caso servirebbe una manovra correttiva più decisa.

    La decisione di riportare il Def in aula è comunque già stata presa dalla presidenza dei Capigruppo al Senato. La Camera affronta il nodo domani. Ma la scelta sulla tipologia del voto - se a maggioranza semplice o qualificata - spetterà invece ai presidenti di Camera e Senato che hanno un forte potere regolamentare all'interno del Parlamento. E qualsiasi scelta faranno sarà una novità assoluta, destinata anche a fare da precedente.

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