Economia

Spending review, Cottarelli: "Pronto taglio partecipate, da 8000 a mille"

L'obiettivo è ridurle in tre anni e ottenere efficienza. Stimato un risparmio di due o tre miliardi

Redazione Ansa

Disboscare la 'giungla' delle partecipate potrebbe riportare nelle casse dello Stato, a regime, fino a 3 miliardi di euro. A dare una prima stima dei risparmi che si potranno ottenere portando da 8mila a mille in tre anni le società partecipate dagli enti locali è il commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Che va avanti con l'analisi di spese, e soprattutto sprechi, che si annidano nella pubblica amministrazione (1,2 miliardi, ricorda le perdite delle partecipate locali) e pubblica il suo piano, nonostante le voci che lo vogliono pronto a lasciare e la distanza con il governo che è sempre più evidente.

Un piano che invita a intervenire non solo sul numero delle società, ma anche sui numeri dei Cda e sugli stipendi dei manager. Stando attenti, invece, alla gestione degli eventuali esuberi (non stimati, mentre sono circa 500mila i dipendenti delle 7.726 partecipate censite).

"Dimissioni? Io penso a lavorare" taglia corto il commissario. Se la revisione della spesa è una scelta squisitamente politica, che si fa sulla base "di indicazioni di opzioni tecniche", come ha detto anche il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan in linea con l'orientamento del premier, ecco pronto il 'dossier' sulle partecipate (4 i cardini: circoscrivere il campo di azione; introdurre vincoli diretti su varie forme di partecipazioni; trasparenza; promuovere l'efficienza sfruttando al meglio le economie di scala).

Un piano da cui il governo potrà, se vorrà, trarre quegli spunti da un lato per un impiego efficiente delle risorse pubbliche e, dall'altro, per ottenere risparmi che rimangono "indispensabili" sia per la tenuta dei conti sia per la crescita, come ha sottolineato sempre Padoan. "Abbiamo iniziato" da auto blu, stipendi dei manager e centri di spesa, incalza il premier, ma non si è fatto ancora "abbastanza". Peraltro alcune aree di intervento delineate da Cottarelli sono le stesse indicate da Renzi in una lunga intervista al Messaggero, dove, il premier tra l'altro, ha ribadito il concetto che "la spending non può essere affidata a un soggetto esterno che viene chiamato come una sorta di demiurgo". Renzi parla di municipalizzate e multiutility che non sempre funzionano, di poltrone, di Cda, di trasporto pubblico locale e rifiuti.

E nel suo piano Cottarelli include suggerimenti appunto per intervenire in questi ambiti, e in particolare sulle 'scatole vuote' (almeno 3mila), cioè quelle società che hanno meno dipendenti che cariche nei consigli di amministrazione (ce ne sono 1213 che non hanno nemmeno un dipendente e altre 1407 che ne hanno massimo 5). Un taglio, questo, che si potrebbe peraltro ottenere senza esuberi. Proprio sul personale il commissario invita a elaborare "un percorso non traumatico", per esempio ricorrendo alla Cig in deroga o ai nuovi contratti di 'ricollocazione', attualmente in via di sperimentazione. Ma l'attenzione si concentra anche su tutte quelle società che non servono al 'core business' dell'amministrazione pubblica, (identificata una lista in 12 capitoli che comprende servizi come acqua, elettricità, trasporti locali, rifiuti o manutenzione delle strade).

Insomma va messa la parola fine a partecipate locali che producono beni non essenziali: ci sono per esempio oltre 50 società nel commercio al dettaglio, che includono anche enoteche, vendita di cibi e bevande e persino prosciuttifici e la gestione di terme. E poi bisognerà riflettere sulla necessità (o meno) di mantenere 'micro-partecipazioni' che non superano il 5-10%. Ma anche spingere all'aggregazione delle partecipate, "allentando il Patto di stabilità interno e con incentivi alle ristrutturazioni". Il piano sulle partecipate non esaurisce il lavoro del commissario. Cottarelli ha sottolineato infatti che subito dopo l'estate arriveranno i primi rapporti anche su digitalizzazione (servono "10mila Ced"?) rinnovo degli immobili della P.A., e sedi territoriali delle Regioni. C'è anche quello sull'illuminazione pubblica (ogni anno se ne vanno circa 2 miliardi di euro), che punta però, ha assicurato Cottarelli, a risparmi "abbassando le luci in alcune aree" non a "spegnere i lampioni" in mezzo alle case. E, se ci sarà "la volontà politica" potrà finalmente arrivare alla conclusione "il percorso per i fabbisogni standard" che potrebbe consentire di superare, già dal prossimo anno, la 'spesa storica' come criterio per ripartire i trasferimenti dallo Stato alle Regioni.

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