Economia

Banche: esami Bce e ripresa, aumenti record da 11 mld

10 in fila per rafforzare patrimonio; in 5 anni 40,6 miliardi

Mario Draghi in una foto d'archivio

Redazione Ansa

Con oltre 11 miliardi di aumenti di capitale la primavera del 2014 verrà ricordata dalle banche italiane come la più costosa degli ultimi 5 anni. Tirando le somme infatti è questo il conto della crisi presentato dalle principali banche italiane ai propri azionisti e al mercato, che nell'arco del quinquennio hanno sostenuto operazioni di rafforzamento per 40,6 miliardi di euro. Uno sforzo che però è necessario nel nome della ripresa ma soprattutto per far fronte al pressing di Bankitalia in vista dei durissimi stress-test d'autunno della Bce e mentre è in corso in tutte le principali banche europee l'asset quality review.

L'Eba e la Bce alzeranno il velo sullo scenario dello stress test la prossima settimana. Per superare la prova, l'indice patrimoniale Cet1 ratio degli istituti coinvolti non dovrà scendere sotto il 5,5%.E verrà simulato, questa volta, il più duro 'worst case scenario' (scenario negativo) che si sia mai visto in uno stress test. In soli sei mesi sono stati deliberati aumenti di capitale per un ammontare di 10,5 miliardi di euro, a cui però potrebbero aggiungersene altri come quello della Popolare dell'Emilia Romagna, portando il conto sopra la soglia record di 11,03 miliardi del 2011. Nel dettaglio, la prima operazione, già chiusa con successo, è quella del Banco Popolare che ha raccolto 1,5 miliardi di euro senza dover chiedere neanche un soldo alle banche del consorzio di garanzia.

La più imponente ricapitalizzazione, invece, è quella che dovrà sostenere il Montepaschi di Siena, che di recente ha alzato l'importo da 3 a 5 miliardi e chiederà il via libera degli azionisti a metà maggio in modo di finire sul mercato a giugno. Segue, in ordine di grandezza, la Popolare di Vicenza che ha deliberato un aumento da 1 miliardo, che potrebbe tornare utile anche per un'eventuale salvataggio di Banca Etruria.

Sotto la soglia del miliardo, invece, spuntano Carige - 800 milioni, richiesti al termine dell'ispezione di Bankitalia e approvati dal Cda guidato da Piero Montani -, Bpm e Veneto Banca (entrambe 500 milioni), Credito Valtellinese (400 milioni) e Popolare di Sondrio (350 milioni). A queste, come accennato, si potrebbe aggiungere la Bper che potrebbe varare un aumento da 700 milioni già nella prima settimana di maggio in occasione dell'approvazione della trimestrale.

Nel mondo delle non quotate, invece, ci sono la più piccola Popolare di Bari che lo scorso 6 marzo ha approvato un rafforzamento da 500 milioni e Banca Marche che dovrebbe lanciare un aumento di circa 300 milioni di euro. Tirando le somme, il risultato di metà 2014 fa il paio con quello del 2011: in quell'anno a batter cassa furono Intesa Sanpaolo (aumento da 5 miliardi), nuovamente il Monte dei Paschi (2,1 miliardi) e il Banco Popolare (1,98 miliardi), e Ubi Banca (1 miliardo). Nel 2012 invece fu la volta di UniCredit di Federico Ghizzoni che in un sol colpo aveva varato un maxi-aumento da 7,49 miliardi di euro, a soli tre anni dall'altra operazione da 2,99 miliardi (2009) targata Alessandro Profumo.
   

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