Cultura

Paolo Cognetti e la forza della Valsesia

'Giù nella valle', romanzo tra violenza a natura

Redazione Ansa

(di Elisabetta Stefanelli)

PAOLO COGNETTI, GIU' NELLA VALLE (Einaudi, pag. 118, Euro 16,00).
    La violenza della natura nelle sue metamorfosi, quando un cane è metà lupo e un uomo è metà istinto animale, è il centro intorno a cui ruota 'Giù nella valle', nuovo libro del talentuoso Paolo Cognetti. La valle è la Valsesia dove l'ombra regna sovrana lasciando spazio solo a rari sprazzi di luce, e il cuore è duro come il freddo che solo il sangue sembra riscaldare. In questo paesaggio del nord, di ogni nord, ma soprattutto di un nord del cuore, si confrontano Luigi e Alfredo, fratelli il cui padre scomparso aveva celebrato la nascita piantando un larice e un abete che sono cresciuti con loro. Ma insieme a loro nella valle c'è il calore di Betta che quel luogo l'ha scelto per amore dopo la laurea ed ora aspetta una bambina, che battezza prima di nascere facendo il bagno nelle fredde pozze della Sesia. Le loro storie si intrecciano, insieme a quelle degli uomini che frequentano il bar e annegano i loro timori nell'alcol, e a quelle di due cani in fuga, un maschio e una femmina, lei dolce che si affida a lui inquieto selvaggio che si fa strada sgozzando senza pietà ogni suo nemico fino a quando non incontrerà qualcuno più forte di lui. La natura prevale anche se c'è chi prova ad inseguire il senso della giustizia, la metamorfosi è il cuore delle stagioni ma rimane radicata in questo mondo a suo modo puro. Poche parole, poche domande, scelte che lasciano tracce, fughe che non arrivano mai così lontano da cancellare il passato, bisogno di consumare le proprie trasformazioni in una solitudine che è rigenerante se non è definitiva. La Valsesia, spiega Paolo Cognetti, è ''una bellissima valle che scende dal Monte-Rosa, la nostra montagna-madre''. E' ed è senza dubbio la forza primordiale, ancestrale, quella che muove i personaggi, uomini, donne e animali, di questo bel romanzo. Che si cerchi la redenzione o l'oblio, che si voglia costruire o distruggere, che si stia per fondare una famiglia, che si faccia parte della legge, o che si uccida senza pietà e senza motivo, non ci sono sfumature che dividono verità e menzogna, a volte solo il silenzio della valle è utile, solo lo scorrere del fiume porta via le cose che non si possono spiegare, che ti restano dentro come un dolore che non ha forme di espressione se non quelle estreme. Così la lingua è Cognetti è come il ghiaccio, tagliente e insieme limpida, senza infingimenti e il romanzo sembra quasi senza pelle e come tale lascia travolti. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it