Cultura

Le 'Femminucce' che hanno fatto la storia

Federippi racconta le donne coraggiose

Federippi, 'Femminucce'

Redazione Ansa

FEDERICA FABRIZIO FEDERIPPI, 'FEMMINUCCE' (RIZZOLI, PP. 228 , EURO 18)

Federica 'Federippi' Fabrizio, classe '96, nata a Matera e romana d'adozione, è influencer e attivista; è una delle nuove voci del femminismo. 'Femminucce' è un saggio sulle donne ma anche un racconto personale. L'autrice parla di sé, del mondo che vorrebbe: una società senza norme di genere, dove - auspica - alle 'femminucce' non venga insegnato a essere carine e accondiscendenti, una società in cui le bimbe non debbano giocare con 'cucinetta e bambolotti' per diventare mamme e casalinghe perfette; vorrebbe un mondo in cui alle ragazze non venga consigliato di scegliere un marito ricco per sistemarsi a vita.
    In apertura la frase della poetessa statunitense Audre Lorde: "Ha così tante radici l'albero della rabbia che a volte i rami si spezzano prima di dare i frutti". Federica Fabrizio dedica 'Femminucce' "a chi lotta e a chi si sta riposando". Il libro racconta di donne che hanno lasciato tracce profonde.
    L'obiettivo di 'Femminucce' - spiega l'autrice nelle pagine finali - è "mettere in comunicazione diverse generazioni di persone femministe, per condividere le lotte". Federica Fabrizio rivela che da piccola è stata ispirata da un personaggio della letteratura: Jo March del romanzo 'Piccole donne'; di Jo ammirava l'audacia, la determinazione, lo spirito ribelle, l'estro. Scrive: "Ti ho conosciuta così, Jo, facendo quasi finta di essere te, ammirando il tuo coraggio di tagliare i capelli - coraggio che io non ho mai avuto fino allo scorso anno - e condividendo con te la voglia di correre nonostante la gonna lunga che rendeva i tuoi giochi tanto scomodi".
    Fra le vite narrate nel libro ci sono quelle della fotografa siciliana Letizia Battaglia, di Berta Cáceres, attivista per i diritti delle popolazioni autoctone dell'Honduras assassinata nel 2016, dell'intellettuale settecentesca Mary Wollstonecraft - fondatrice del femminismo liberale, definita all'epoca 'iena in gonnella -, dell'imprenditrice Luisa Spagnoli, dell'icona della tv Raffaella Carrà, della pittrice messicana Frida Kahlo, della scienziata Rosalind Franklin, dell'attivista americana Marsha P.
    Johnson, della rockstar Janis Joplin che incarnava un nuovo modello di bellezza, lontano dalla perfezione delle dive hollywoodiane. "Janis - scrive Fabrizio - rivendicava solo il diritto di esistere alle sue regole. Salire sui palchi senza trucco nonostante l'acne, non sottostare alla pressione della perfezione, è senza dubbio un atto politico e rivoluzionario, assolutamente coerente con lo spirito dell'artista e con gli anni di rivolta sociale che rappresenta. Per comprendere questa scelta basterebbe accettare che esistono diversi tipi di femminilità, talmente tanti che probabilmente non ha nemmeno senso parlare di femminilità in generale'.
    Le 'femminucce' che compiono grandi imprese sono ovunque, sottolinea l'autrice, che rivolge un invito diretto al lettore: "Ora chiudi questo libro e vai a cercarle".

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