Cultura

Cristina Comencini e il Flashback

L'utilità della memoria personale e collettiva

Cristina Comencini, Flashback

Redazione Ansa

CRISTINA COMENCINI, FLASHBACK (Feltrinelli, pag. 272, euro 18,00)

A volte perdere la memoria può servire per ritrovarla con prospettive mai esplorate prima. Così è in fondo, o dovrebbe essere veramente, la rilettura di una Storia (con la maiuscola) che non contempla le figure femminili se non in casi rarissimi e in ruoli maschili. Ma possibile che le donne non siano mai esistite? Le donne sono esistite eccome. Perde a tratti la memoria per ritrovarla in forme che danno senso diverso alla densità del tempo, Cristina Comencini, in questo suo ultimo bel libro che dimostra l'utilità del flashback nella memoria personale e collettiva.
    Romanzo, saggio, biografia, che si intersecano in modo "significante", oltreché significativo, perché dimostrano come la Storia sia densa di umanità, quindi di donne, ma anche come il presente - anche nel nostro privatissimo personale - sia un continuo dibattere con il passato che nell'oggi trova forme diverse ma sempre da comprendere e in qualche modo confrontare.
    Questa lunga premessa perché Flashback fa senz'altro molto riflettere, ma il suo valore saggistico è solo un dettaglio. Il libro è il bel racconto delle vite intense di alcune donne, molto molto diverse tra loro, che si sono ritrovate più o meno volontariamente ad essere protagoniste di momenti storici.
    Così Eloisa che profuma di cipria, bellissima cocotte, la cui vita di prostituta di lusso in un appartamento tra i tetti di Parigi che nasconde un segreto, viene travolta dalla Comune parigina del 1871. Oppure Sofia, giovane donna che sogna di diventare attrice, ma che rimane incinta ad ogni rapporto sessuale col marito che vede raramente perché sempre sul fronte e sarà quindi soprattutto madre e moglie nei giorni e nel furore della Rivoluzione d'Ottobre ma anche musa del vero grande amore Sergej. Oppure Elda, personaggio realmente esistito, piccola operaia friulana schiacciata dalla povertà, dalla madre indurita dalla fame, che finisce in giochi politici così grandi da travolgerla inesorabilmente nello spietato inverno fra il 1944 e il '45 in una zona terra di troppi e di nessuno. Per chiudere con la groupie ante litteram nella Swinging London dei primi anni Sessanta, sessualmente libera solo a parole e soprattutto non per le donne.
    Insomma quattro momenti nodali - la Comune di Parigi, la Rivoluzione bolscevica, la Resistenza, la rivoluzione sessuale - in cui la rivolta mette in discussione la vita di tutti e si cavalca un cambiamento che troppo spesso viene desertificato dall'illusione. La battaglia è quella di lasciare una traccia che profumi di abiti lussuosi e d'amore, di visi fotografati in strada, di tragedie teatrali sopra le righe, di piccola vita quotidiana alla ricerca di una felicità semplice che si possa coniugare con un mondo grande senza venirne distrutte. Un orizzonte in cui l'autrice mette continuamente in gioco se stessa cercando di capire la donna che era e quella che è diventata oggi e che sarà in un luminoso gioco di specchi.

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