Cultura

Esotico romanzo ritrovato di Louisa May Alcott

Dalla scrittrice di Piccole donne una perla orientale

Copertina de L'amuleto d'ambra

Redazione Ansa

 LOUISA MAY ALCOTT, L'AMULETO D'AMBRA . Un racconto dell'India coloniale (elliot, pag. 135, euro 15,00).
    Chi cerca le atmosfere di Piccole donne non le ritroverà di certo in questa preziosa perla orientale che è L'amuleto d'ambra. Si tratta di un romanzo mai pubblicato finora, il cui manoscritto è stato ritrovato recentemente da Daniela Daniele - che cura il volume appena uscito in libreria per elliot - e depositato nella sezione libri rari della Houghton Library dell'Università di Harvard. ''Le 105 pagine non datate di questo testo - scrive la curatrice - rielaborano un racconto a sensazione precedentemente pubblicato con il titolo La bella bandiera sul 'Frank Leslie Magazine' nel febbraio del 1870''. Si tratta di una riscrittura in quattro capitoli realizzata mentre Alcott viaggiava in Europa, che arrivò a girare completamente per ben due volte. Ma l'Europa in qualche modo è quanto di più lontano da queste pagine che subiscono il fascino dell'atmosfera colonialista indiana in cui si svolge la prima parte della storia. Tutto accade infatti a Delhi dove imperversa una cruenta battaglia tra fazioni ribelli e inglesi che Alcott racconta con il suo stile realistico, o meglio al limite del macabro che esplorò nella sua produzione di scrittrice gotica, di thriller di gialli per un pubblico adulto e poco incline alle smancerie che ora elliot sta meritoriamente ripubblicando. Qui infatti la sua scrittura scarna sfiora la brutalità, in contrasto evidente con una certa idea di letteratura femminile addomesticata, moralmente edulcorata che evidentemente Alcott aborriva. Le due donne che compaiono all'inizio anzi fanno subito una brutta fine e quella che appare a metà del libro, creatura intraprendente quanto misteriosa, rimarrà protagonista anche della seconda ma con il beneficio del dubbio, forse trasformata in un'attrice che batte con grande successo i palcoscenici del vecchio continente. Nel personaggio rimane una interessante ambiguità che rivela in qualche modo la difficoltà di Louisa May Alcott rispetto al giudizio che pesava sul mondo femminile e dal quale anche una donna evoluta, un'artista come lei, non era esente. La sua danzatrice indiana, tanto bella quanto misteriosa e ammaliante, infatti oscilla tra uno splendore che la avvolge nella prima parte quasi a sfiorare il misticismo. Comunque anche ammantato da un'aura eroica che la contrappone al ragazzo guerriero che vorrebbe fuggisse con lui.
    Lei rimane per salvare il protagonista del romanzo, un colonnello inglese miracolosamente sopravvissuto grazie a lei alla rivolta dei mercenari Sepoy a Delhi. Gordon poi lo ritroveremo a Parigi dove spopola a teatro una meravigliosa danzatrice orientale, ricercata dagli uomini e invisa alle donne anche per i suoi minuscoli piedi sensuali, in cui gli sembra di riconoscere la donna che gli ha salvato la vita in India. Ma qui in lei di spiritualità non sembra più esserci traccia. (ANSA).
   

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