Cultura

Fontana, l'ultima partita a scacchi

Vincitore Campiello 2014 su sfida a scacchiera e a vita di Tal'

Redazione Ansa

GIORGIO FONTANA, ''IL MAGO DI RIGA'' (SELLERIO, pp. 126 - 13,00 euro). Grande metafora il gioco degli scacchi, con le sue mosse, le sue regole, lo spazio per la creatività, le vittorie e le sconfitte, così da aver attratto più volte gli scrittori, da Shakespeare a Carroll, da Zweig a Nabokov, sino a Mauresing e Stassi, senza dimenticare la ''Regina degli scacchi'', romanzo e fortunata serie tv. A questo gioco è dedicato ora anche l'ultimo libro di Giorgio Fontana, premio Campiello nel 2014 con ''Morte di un uomo felice'', che ci racconta suo modo e liberamente la vitalità e l'esistenza disordinata di Michail ''Misa'' Tal' impegnato nella sua ultima partita prima di morire nel 1992 a 56 anni, afflitto da varie, gravi malattie, ma mai rinunciando alla sua vena umoristica e al suo amore per la vita tutta da dissipare.
    Tal', prima di Kasparov, fu nel 1957 a 21 anni il più giovane campione del mondo di scacchi, affrontati come gioco, arte, invenzione, complicazione, aldilà della necessaria razionalità, diventando famoso per la sua predilezione per un certo disordine e il sacrificio dei pezzi andando ''sempre all'assalto'', tutto vissuto anche come una metafora esistenziale. Per lui, l'essenza del giocare ''era sovvertire l'ordine delle cose'', nato in un paese, la Russia sovietica, in cui invece gli scacchi erano diventati un'educazione alle regole della vita e alla forza di volontà, da contrapporre alle debolezze occidentali.
    Fontana incentra il suo racconto, non lungo ma capace di concentrare in sé e riverberare tutto un mondo, una società, praticamente nel resoconto e ricostruzione di una sola partita, quella di Tal' col giovane armeno Vladimir Akopian, che lo ha sfidato e poi, in difficoltà, propone di considerare patta la partita, cosa che lui rifiuta sino ad arrivare a vincerlo. Per farlo, Fontana naturalmente, come spiega in una ''Nota finale'', ha dovuto documentarsi accuratamente, rielaborando poi alcuni fatti e immergendosi da scrittore e romanziere nei pensieri nella personalità del suo protagonista, che dice di avere sempre ammirato e amato.
    E' bene il lettore sappia che non bisogna essere esperti di questo gioco per leggere e partecipare di questo epico e sentimentale racconto sulla partita che si svolse il 5 maggio 1992 e fu l'ultima che il campione giocò con un tempo standard da torneo e il cui svolgimento è riportato con esattezza nel resoconto scritto poi dallo stesso Akopian. Tal' dopo la gara fu ricoverato in gravi condizioni a Mosca, dove morì il 28 giugno, essendo però nel frattempo riuscito a scappare dall'ospedale per partecipare a un torneo lampo, dove sconfisse l'allora campione del mondo Kasparov. Questo dopo aver rifiutato l'invito del figlio Gera a raggiungerlo in Israele, per concludere più tranquillamente la propria vita.
    Misa, con tutto questo e quel suo stupefacente istinto e capacità di sintesi davanti a una scacchiera di cui intuiva tutte le possibili mosse future, era un ragazzo diciamo normale, che amava molto bere, capace di divertirsi, di avere due moglie e varie amanti, come di leggere libri o ascoltare la grande musica, legato a Riga, la propria città, cui tornava sempre con gioia. Tutto questo però lo viveva con quello stesso spirito con cui affrontava gli scacchi, ''sacrificando pezzo dopo pezzo, complicando ogni posizione sino alla spasimo, quasi volesse dilaniarla'', sacrificarsi, lottare con dolori e malesseri, per poi invece primeggiare, muovendo i pezzi con la sua mano che, per un difetto congenito, aveva solo tre dita. E mentre la partita procede ecco rapidi, intensi ricordi, flash back sulla vita di Tal' e la nascita della sua passione.
    Una vita insomma cui cercar di dare scacco matto, anche se si sa che alla fine si perde, quindi una sfida anche autodistruttiva di chi vive, certo, pure con intensità, ma come fosse in una dimensione tutta sua in cui l'unico vero fine è il gioco, che lo ha reso personaggio mitico, e per il quale sopporta inaudite sofferenze. E lo stile, la lingua di Fontana riverbera questo, rapida, di frasi in genere brevi, dal ritmo quasi ansioso, per un'esistenza tra favola e realtà come di tanta letteratura russa. (ANSA).
   

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