Cultura

Anna Politkovskaja, oggi La Russia di Putin

Torna volume del 2005 che racconta ferocia esercito

ANNA POLITKOVSKAJA, 'LA RUSSIA DI PUTIN

Redazione Ansa

''Interi villaggi sono stati circondati: le donne stuprate, gli uomini portati via. Molti vengono uccisi, molti altri spariscono senza lasciare traccia. La vendetta è assurta a giustificazione dell'omicidio commesso per una 'giusta causa'; i pubblici ministeri di fatto sono riusciti a legalizzare il primato della vendetta sul diritto. La giustizia sommaria - occhio per occhio, dente per dente - è stata incoraggiata dal Cremlino stesso. Ci siamo dunque ritrovati nel Medioevo o in un bolscevismo a noi ideologicamente più vicino''. Parliamo di Ucraina? Di quello che è successo a Bucha? No si parla della seconda guerra cecena e a scrivere è Anna Politkovskaja in ''La Russia di Putin'' appena riportato in libreria da Adelphi nella traduzione di Claudia Zonghetti. E' impressionante rileggere queste pagine della giornalista uccisa con un colpo di pistola, in una vera e propria esecuzione, davanti alla porta di casa, il 7 ottobre del 2006, giorno del compleanno di Putin.
    Nel libro, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2005, la giornalista della Novaja Gazeta, racconta il disastro dell'esercito russo che, causato a suo avviso dalla politica di Putin, ha trasformato le forze armate in una zona franca di violenza impunita dentro e fuori le mura delle caserme. La storia riletta sembra raccontare il presente ed è impressionante come la spiegazione calzi a pennello con quello che sta accadendo oggi sul campo del nuovo conflitto, nonostante l'evidenza venga negata. Racconta nel dettaglio Politkoskaja della battaglia delle madri di soldati che sono spariti nel nulla, caduti in battaglia e travolti dalla disattenzione e dalla burocrazia. Racconta del drammatico processo 'al colonnello Budanov, accusato di aver rapito con motivazioni false una giovane ragazza di 15 anni dalla sua abitazione e poi dopo averla interrogata e torturata, l'ha stuprata e uccisa con le sue mani. Racconta di quando nel gennaio del 2002 nella zona di Daj, paesino sulle montagne della Cecenia, accadde che un gruppo di uomini armati attaccò un pulmino di civili che rincasavano da Satoj. ''Tra di loro c'era la quarantenne Zajnap Dzavatchanova, madre di sette figli dai diciassette ai due anni, e incinta all'ottavo: tutto quel che restava di lei era un piede in una scarpa, identificata dal marito e dai figli maggiori. Era andata a Groznyj per una visita ginecologica''. Crudeltà impunite nella maggior parte dei casi perché a Putin serve l'appoggio dell'esercito, spiega Politovskaja. ''Attorno a me accadono cose strane. Gli 'occidentali' - così in Russia chiamiamo europei e americani - hanno una tale passione per Putin, lo amano a tal punto, da temere di pronunciarsi contro di lui'', sostiene ripetutamente in queste pagine la giornalista capace di una radiografia ravvicinata di un paese travolto dalla corruzione e incapace di reagire. Con la silenziosa complicità dell'occidente. Una lezione amara, dolorosa, nella sua aderenza a quello che sta accadendo in Ucraina. (ANSA).
   

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