Cultura

'Serge' di Yasmina Reza

Scrittrice, Dostoevskij amerebbe Putin personaggio romanzesco

Redazione Ansa

(di Mauretta Capuano) (ANSA) - ROMA, 24 MAR - YASMINA REZA, SERGE (ADELPHI, PP 186, EURO 19.00). C'è un Vladimir Putin in forma di calendario, appeso alla parete e intento ad accarezzare un ghepardo nel nuovo romanzo di Yasmina Reza, 'Serge', appena arrivato in libreria per Adelphi nella traduzione di Daniela Salomoni. La storia ci fa entrare nel cuore di una famiglia di ebrei viennesi, i Popper, e nei legami e conflitti fra due fratelli e una sorella: Serge il primogenito, Jean e Nana, che esplodono durante una visita ad Auschwitz tra orde di gente. E il punto di vista è quello di Jean, il fratello di mezzo, voce narrante.
    Perchè Putin all'interno del libro? "Perché ho sempre trovato - e parlo solo ed esclusivamente dal punto di vista romanzesco - che fosse una figura interessante di questo secolo. Ho letto la sua biografia, ho seguito il suo percorso, ho visto il documentario di Oliver Stone" dice all'ANSA Yasmina Reza.
    Cos'ha di interessante Putin? "Contrariamente ai governanti democratici che si basano sulla seduzione, il presidente Macron per primo, Putin non fa leva sulla seduzione e questo gli conferisce un'aura misteriosa che, sempre dal punto di vista romanzesco, non politico, lo rende una figura interessante. I dittatori non devono far leva sulla seduzione o porsi con il tipo di comunicazione attuale perché non hanno bisogno di essere rieletti ogni cinque minuti" spiega la Reza che sulla guerra in Ucraina non si esprime. "Non ho molto da dire. Non ho competenza in materia e non mi sento legittimata a esprimermi. Il mio parere non ha alcun interesse. C'è un rumore incessante di opinioni e mi rifiuto di alimentarlo. Penso che gli artisti non abbiano nulla da dire. Non sono degli intellettuali , sono delle persone che restituiscono un mondo che non ha nessuna corrispondenza con la saggezza" sottolinea la scrittrice. Ma adesso, in questi giorni di guerra, su Putin ha cambiato opinione? "Al contrario, il personaggio - sempre dal punto di vista romanzesco - è ancora più interessante e questo è l'unico punto di vista con il quale lo approccio. Dostoevskij lo avrebbe adorato come personaggio romanzesco".
    In 'Serge' la Reza mette a nudo con grande empatia i lati comici e patetici della famiglia. "E' sicuro e lo ho sperimentato anche nelle cose scritte in passato che la famiglia sia un luogo meraviglioso di conflitti" dice la scrittrice. "Il rapporto tra fratelli è il tema centrale del libro. Il fatto che sia quello di mezzo a raccontare mi ha concesso una certa libertà soggettiva nella narrazione. Ma, il mio obiettivo, prima di parlare della famiglia, del viaggio ad Auschwitz, era di scrivere del turismo di massa, di questo nostro modo contemporaneo di viaggiare.Ma cosa cerchiamo attraverso questi viaggi? Quello che è sicuro è che il fatto di avere messo in questa situazione persone che arrivano da Parigi con il loro carico di piccole preoccupazioni porta all'estremo le tensioni.
    E questo è interessante per me: mettere in contrapposizione un luogo sacro, Auschwitz, con le piccole preoccupazioni".
    I genitori di Serge vanno d'accordo solo su una cosa, l'odio del comunismo. "E una cosa copiata dai miei genitori che detestavano il comunismo perché ne avevano subito le conseguenze da giovani, lui a Mosca, lei a Budapest".
    In 'Serge' è molto forte anche il tema della malattia, il cancro. "La domanda è come comportarsi difronte a queste situazioni. Mettersi in empatia totale o come Serge ignorare la situazione?". Scritto durante il primo lockdown, questo romanzo è legato per la Reza a un periodo meraviglioso: "il tempo a Parigi era bellissimo, la città deserta. Di giorno scrivevo, alle cinque chiamavo Isabelle Huppert, che è una grande amica e camminavamo per la città. La sera guardavo Il Trono di Spade. Un film dal libro? "Non credo sia possibile perché bisognerebbe andare ad Auschwitz a fare le riprese. Il libro ha avuto un grandissimo successo in Germania e ho avuto proposte per un adattamento teatrale. Scriverà mai della pandemia? "No, è la cosa meno interessante che ci sia". (ANSA).
   

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