Cultura

Doyle, Il mostruoso femminile

Storia del patriarcato e di uomini che temono le donne

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 28 MAR - JUDE ELLISON SADY DOYLE, IL MOSTRUOSO FEMMINILE. IL PATRIARCATO E LA PAURA DELLE DONNE (Tlon, pp.304, 18 euro. Traduzione di Laura Fantoni). "Questo è un lavoro di apokálypsis, di contromitologia: portare alla luce il potere femminile disintegrando le narrazioni costruite per contenerlo o celarlo. Alla radice di tutte le teorie riguardo la natura maligna delle donne risiede una primordiale forza matriarcale, vasta, oscura e antica come l'oceano. Se esaminiamo i modi in cui le donne sono state demonizzate, allora possiamo raggiungerne le rive".
    È nella paura delle donne viste come mostri (per questo fuori controllo e dunque temibili), una paura antica, ancestrale, l'origine del patriarcato secondo Jude Ellison Sady Doyle, che ha firmato il saggio "Il mostruoso femminile", edito da Tlon. Il libro, tradotto da Laura Fantoni, ripercorre la storia e l'esperienza di sottomissione delle donne con l'obiettivo di comprendere perché il femminile sia sempre stato considerato come qualcosa da tenere a bada dagli uomini che da secoli esercitano indisturbati il proprio potere a danno di madri, fidanzate, mogli, figlie, sorelle. Talmente indisturbati da aver costruito una società fatta su misura per loro, affinché il modello patriarcale potesse replicarsi. Con uno stile brillante e ironico che rende godibilissima la lettura, l'autrice statunitense, femminista e transgender, da sempre impegnata nelle questioni di genere, compie nel libro un lungo viaggio alla scoperta dei meccanismi di potere che regolano il rapporto uomo-donna. Per farlo ha inserito nel testo, come lei stessa ammette, "una montagna di roba": i riferimenti infatti si moltiplicano, si inseguono e si legano reciprocamente, tra miti ancestrali e storie di donne normali, tantissima cultura pop, citazioni di film (come "L'esorcista" di Friedkin del 1973) e libri (come "Frankenstein" di Mary Shelley), leggende antiche e metropolitane, tabù, poesie, notizie di cronaca e avvenimenti politici (anche recenti come l'esperienza presidenziale di Trump). L'autrice è spietata con gli uomini, ai quali non risparmia accuse, ma guarda con occhi schietti anche le donne, che spesso scelgono di subire. Secondo Jude Ellison Sady Doyle, la misoginia è tutta questione di paura - l'uomo che teme la donna - ma anche di potere femminile da riconoscere e riconquistare. "Quando il cappio del patriarcato si stringe, si può avere la sensazione che non vi sia scampo. Eppure la nostra via di fuga è sempre stata lì, per tutto questo tempo, nelle nostre storie di mostri", scrive l'autrice. E del resto la donna vista come strega e quindi libera, anticonformista arrabbiata, indomita, è sempre stata il "mostro" femminista per eccellenza.
    Un mito quello della stregoneria che, sebbene spesso banalizzato dalle donne stesse, in realtà può essere ancora una carta da giocare. Lo ribadisce in più punti l'autrice e lo fa con forza anche al termine del saggio, in pagine che appaiono come una "chiamata alle armi". Di certo il prezzo per raggiungere indipendenza, rispetto e potere è alto in termini di sofferenza, di messa in discussione di se stesse e perdita delle certezze: la violenza del patriarcato è sconvolgente ma esiste e dialoga in ogni ambito della società, e, sottolinea l'autrice, "non possiamo curare la nostra cultura se prima non riconosciamo che è malata". "Nascoste sotto la superficie delle storie che il patriarcato sostiene ci disonorino, proprio lì possiamo trovare visioni potenti e maestose di noi stesse", scrive. E aggiunge, con frasi che risuonano come un monito: "Essere una strega implica sempre una scelta. La maggior parte dei mostri, semplicemente, sono mostri, mentre voi dovrete diventare streghe. Noi donne siamo delle emarginate, fintanto che ci atteniamo ai termini del patriarcato, ma possiamo dare alla nostra emarginazione un significato e uno scopo. Dai confini del mondo possiamo fare meraviglie". (ANSA).
   

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