Cultura

I Mazzuca, l'Avvocato e la storia

Biografia di Gianni Agnelli nato il 12 marzo di 100 anni fa

La copertina di Gianni Agnelli in bianco e nero

Redazione Ansa

   ALBERTO E GIANCARLO MAZZUCA, 'GIANNI AGNELLI IN BIANCO E NERO'(Baldini+Castoldi, pag. 292, Euro 16,00).
    Gianni Agnelli, l'avvocato e la storia d'Italia. Anzi l'Avvocato è la storia d'Italia, e scrivere la sua biografia nel centenario della nascita, come hanno fatto Alberto e Giancarlo Mazzuca è una prova di analisi coraggiosa che disegnando il profilo di un uomo mette insieme costume, società, economia e politica. Del resto Gianni Agnelli era prima di tutto e profondamente un uomo. Con tutte le virtù del genio che ne hanno fatto un mito ma soprattutto i difetti del viveur che ne hanno fatto un personaggio emblematico, degno di un romanzo. Nelle quasi trecento pagine di questo bel volume non c'è nessuno che possa sfuggire da D'Annunzio che era nato il 12 marzo come lui, ma era quasi coetaneo con il nonno Giovanni, alla disincantata vicinanza della famiglia con Mussolini, fino agli ultimi anni quando il fratello Umberto, eterno secondo, prese per poco prima di morire le redini di un impero che è l'emblema del nostro paese portandolo verso il futuro di Stellantis. C'è il suo rapporto con Togliatti, di odio e amore tanto che teneva nel suo studio una foto che li ritraeva insieme e fondò una fabbrica a Togliattigrad, e il disinteresse per chi come Berlusconi non rientrava nel suo orizzonte. Un principe, anzi il capostipite di una famiglia reale che nel mondo era ambasciatore del Made in Italy eppure il più internazionale dei nostri industriali allevato da una tata inglese e con casa di famiglia nell'amata New York, dove con la moglie Marella erano abituè Kissinger e la coppia Kennedy. O artisti come Avendon che la considerava tra le donne più belle del mondo.
    Ma prima di arrivare a prendere le redini dell'azienda Gianni vive fino in fondo la sua condizione di privilegi, il suo fascino, il suo gusto per le donne e per le macchine. Un binomio sfortunato che gli costa due incidenti gravi e altrettante operazioni ad una gamba distrutta tra le lamiere della Ferrari per una fuga non proprio romantica, quando venne scoperto da una delle sua amanti, Pamela Digby Churchill Hayward Harriman con una ragazza francese di appena 17 ani. Era in Costa Azzurra e si schiantò. La moglie Marella lo conobbe poco dopo, ancora zoppicante ma l'amore scoccò lo stesso e a lei andò sempre bene così, anche se facevano vite sostanzialmente lontane. ''Quando finalmente Gianni diventò presidente della Fiat aveva 46 anni'', anche se lo aveva promesso al nonno che lo aveva destinato a tutto dall'inizio lasciando a lui una parte di eredità molto più consistente di quella degli altri nipoti. Segnata dalla ''sfortuna degli Edoardo'', prima il padre di Gianni morto a soli 46 anni in un incidente aereo, poi del figlio suicida, e del promettete nipote Giovannino, stroncato da un tumore, il testimone della casata era destinato sempre a saltare una generazione. Ma misurarsi con una tale personalità è sempre difficile. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it